Sulla prossima crisi, ci sono già due scuole di pensiero: secondo alcuni, sarebbe il rallentamento dell'economia globale a provocarla, con il crollo degli investimenti e della domanda per consumi a fare da detonatore. Secondo altri, è in vista un'altra buriana sui mercati finanziari per via dell'incremento costante dei titoli di bassa qualità sul mercato: vendite in massa dei bond e default a catena dei debitori la scatenerebbero.
Il problema di fondo è sempre lo stesso:
ci sono sempre troppi squilibri commerciali internazionali strutturali che innescano una crescita senza soste dei debiti e dei contratti derivati a copertura dei rischi. Il mercantilismo comporta una accumulazione crescente di asset a rischio.
La
ossessione della Commissione europea è stata quella di riportare i debiti pubblici al livello pre-crisi, con misure di stabilizzazione fortemente recessive. Le economie sono state sfibrate, con una competizione basata solo sui bassi salari. Senza domanda per consumi, le imprese hanno smesso di investire.
Il
Fiscal Compact ha avuto effetti deleteri, mentre la politica monetaria della Bce è stata sostanzialmente inutile: ha massacrato i rendimenti senza favorire gli investimenti nell'economia reale.
Il risparmio interno, soprattutto in Italia, è stato dirottato verso impieghi finanziari, sempre più all'estero: talora con rendimenti negativi, talora assumendo rischi eccessivi pur di avere un ritorno decente. Anche il saldo della bilancia dei pagamenti italiana, in attivo strutturale ormai da anni, non è stato utilizzato: né per fare investimenti che aumentassero la produttività delle imprese, né per realizzare investimenti pubblici infrastrutturali.
I responsabili di queste politiche, la
Commissione Europea, la Bce, il Fmi e l'Ocse, insieme a tutti coloro che sostenuto la assurda strategia della "austerità espansiva" e delle riforme strutturali, non ammettono il loro fallimento.
In Europa, tutti ad occhi chiusi verso una nuova crisi.
I soliti Nottambuli.
(Foto: © Paul Grecaud/123RF)
"