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America in bilico tra onnipotenza e realismo

Donald Trump gioca le ultime carte del Secolo Americano


Gli Usa si devono concentrare sui loro problemi, veri e gravi. Il disavanzo commerciale verso il resto del mondo continua a crescere: nel 2018, ha raggiunto la barriera psicologica dei 600 miliardi di dollari. La bilancia dei pagamenti correnti è strutturalmente in passivo, per oltre il 2,5% del PIL.

Come se non bastasse, anche il bilancio federale americano è in deficit strutturale, attorno al 4% del PIL: sono oltre 800 miliardi di dollari di nuovi titoli da piazzare, con un debito che è arrivato ad oltre 22 mila miliardi di dollari. Senza correzioni, è stato stimato che crescerà senza soste, arrivando al 152% del PIL nel 2050, con gli interessi che arriveranno ad essere la terza voce di spesa.

Inutile fare il paragone del Giappone, che già da qualche anno pratica una politica monetaria con interessi a tasso zero per i titoli pubblici: Tokio può sostenere un debito pubblico pari ad oltre il 240% del PIL, e non pagare interessi, perché riversa sui titoli pubblici una parte dell'attivo commerciale che accumula annualmente. Meglio finanziare in disavanzo la spesa pubblica e gli investimenti infrastrutturali che migliorano la competitività del sistema produttivo piuttosto che investire in azioni o in immobili e far lievitare bolle finanziarie.

Un dollaro debole potrebbe limitare le importazioni americane ed incentivare l'export, ma l'America è deindustrializzata: le sue multinazionali hanno delocalizzato la gran parte della produzione all'estero, sin dagli anni Ottanta.

A Washington serve invece un dollaro forte, per attirare i capitali che finanziano i suoi squilibri sull'estero: a fine 2018 la posizione finanziaria netta è stata passiva per oltre 8.000 miliardi di dollari, peggiorando al ritmo di circa mille miliardi l'anno. Ma la situazione internazionale è molto difficile: Cina non compra più titoli del Tesoro americano, preferendo investire in Africa e lungo la Via della Seta; il Giappone non aumenta la sua quota di debito americano; la Russia ha venduto tutto quel poco che aveva per timore di un congelamento nell'ambito delle sanzioni per l'annessione dell'Ucraina; i Paesi del Golfo produttori di petrolio non hanno più risorse da reinvestire. E' un pasticcio.
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