Ci sono poi altre questioni in ballo.
C'è quella, ben nota, relativa all'
accordo tra Fincantieri ed i Chantiers de l'Atlantique (ex Stx): su iniziativa del governo francese, è stata avviata di fronte all'
Antitrust europeo la
procedura di rinvio dell'operazione per verificare se, pur non superando la soglia di fatturato rilevante ai fini della concentrazione, sia comunque di ostacolo alla concorrenza infra-comunitaria. Anche la Germania, a questo punto, si è accodata alla richiesta del governo francese.
Come se non bastasse, sulla vicenda della
Tav Torino-Lione è ancora in corso in sede ministeriale italiana una
valutazione costi-benefici, con un palese contrasto nell'ambito della maggioranza, tra la Lega che è favorevole al progetto ed il M5S che invece se ne è detto sempre contrario, facendone una bandiera della campagna elettorale.
Inutile dire che anche una serie di recenti investimenti finanziari in Italia, in particolare in
TIM ed in
Mediaset si stanno dimostrando sempre più difficili da gestire da parte francese. Altri meno recenti, nella grande distribuzione, come
Auchan, incontrano crescenti difficoltà. L'acquisto di Alitalia da parte di Air France fu fatto naufragare da parte italiana, ritenendola una pericolosa svendita del mercato italiano.
Gli equilibri europei si stanno modificando radicalmente, dopo la uscita della Gran Bretagna.
Il timore che dalle prossime elezioni del Parlamento europeo esca fuori un assetto fortemente critico verso le politiche dell'Unione induce la
Francia e la Germania a stringere una linea di difesa, a due. Come testimonia l'
Accordo di Aquisgrana, firmato il 22 gennaio scorso dal Presidente francese Emmanuel Marcon e dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel, i due Paesi vogliono a tutti i costi cooperare politicamente ed integrarsi economicamente, per rafforzare il nucleo duro dell'Europa.
La forza economica della Germania compenserebbe la scarsa competitività francese, mentre il potenziale militare e politico internazionale della Francia compenserebbe la inconsistenza tedesca. Cooperazione diplomatica, militare, economica, a tutto campo. In realtà, si tratta di strutture produttive assai poco complementari, e la pretesa cooperazione determinerà conflitti politici e sociali assai poco gestibili. E' un disegno astratto, velleitario.
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