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The Donald: Boss o Apprendista?

Nel caos geopolitico lasciato da Obama, gioca una carta ad effetto

La questione russa rappresenta il secondo aspetto della vicenda siriana: gli Usa erano stati estromessi dai colloqui di pace tra le parti, tenuti ad Astana, con la presenza dei Turchi. Se ora sono rientrati in campo, non possono pensare di chiedere alla Russia un passo indietro, sic et simpliciter. Devono trattare di tutte le questioni in ballo, con un delicato equilibrio di dare ed avere.

Le mosse in avanti della Russia nel Mediterraneo, come i rinnovati rapporti con l'Egitto di Al Sisi, sono stati pagati poco o niente, ma sono altrettante pedine che ha messo sulla scacchiera. L'appoggio americano alla Presidenza Morsi, sostenuto dai Fratelli islamici, un partito religioso messo al bando sin dai tempi di Nasser, ha portato l'Egitto ad una stagione di conflitti sanguinosi ed alla presa del potere da parte del generale Al Sisi. Il vecchio Presidente Mubarak, che era stato ritenuto da Hillary Clinton il responsabile delle rivolte di Piazza Tahir, è stato scagionato e scarcerato. Questo dell'Egitto il secondo fiasco della Amministrazione Obama: un regalone fatto alla Russia di Vladimir Putin.

Per tentare di risolvere il caos geopolitico lasciato dalla Amministrazione Obama, sia per quanto riguarda i confini orientali dell'Europa, e dunque la questione della Ucraina e della Crimea, sia il groviglio del Medio Oriente, Donald Trump deve trattare da una posizione di forza. La escalation verso la Corea del Nord serve a piegare politicamente la Cina, facendole ammettere la necessità di un intervento militare americano. Serve una crisi di alleggerimento rispetto alle tensioni in Medio Oriente, per dar modo di trovare un nuovo equilibrio.

Donald Trump deve guadagnare acqua: consenso sui media e nelle cancellerie. Può darsi che con la Russia ci sia tutto un teatrino già pronto, ma in Siria va trovata prima una soluzione politica: l'escalation militare e la caduta violenta di Assad porterebbero ad un caos analogo a quello della Libia.

Invece di aprire un conflitto commerciale per riequilibrare i conti americani, una prospettiva che i mercati temono come il demonio, Trump cerca il diversivo militare. Cerca di riconquistare una posizione di forza da cui trattare sulle questioni economiche: estromette l'Unione europea, la Francia e la stessa Gran Bretagna dalla decisione di attaccare con i missili la base aerea siriana, comunicando la decisione pochi minuti prima del lancio. Agli Europei non è rimasto che approvare la decisione ed attendere gli sviluppi.

Mosca, invece, era stata avvertita un'ora e mezzo prima, affinché potesse mettere al sicuro i propri uomini. L'attacco americano era dimostrativo, non era finalizzato a creare una situazione di crisi politica con Putin. Insomma, nessuna vera rottura, solo teatro per accontentare i media.

Nel frattempo, il Premier cinese si è trovato oscurato ed ora è alle prese con la questione coreana: si era preparato ad un incontro sul piano economico e finanziario, e se ne è trovato uno geopolitico globale, dal Medio Oriente alla Corea del Nord. Deve far vedere al mondo da che parte sta.

Arrivederci alla prossima puntata di: “Donald, il Boss e l'Apprendista”.

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