In un anno, 93 miliardi di euro hanno lasciato l'Italia Il saldo passivo del nostro Paese nel Target 2, finalmente ridottosi a 130 miliardi di euro nel luglio del 2014 dopo aver toccato il peggior livello con -289 miliardi nell'agosto del 2012, si è nuovamente ampliato fino a raggiungere i -256 miliardi a marzo 2016, con una vistosa accelerazione rispetto a marzo 2915, quando era ancora di -163 miliardi.
Non c'è un nuovo problema di sfiducia nell'Italia, ma di funzionamento dei mercati.
Le rilevazioni del sistema Target 2, che rappresentano un sottoinsieme limitato all'area euro delle relazioni finanziarie con l'estero dei residenti in ciascun Paese, dimostrano una nuova, progressiva, divaricazione tra i due gruppi di Paesi, che sottende un altro, ancora taciuto, fallimento della politica monetaria nel contesto di un'area non ottimale.
Il sistema economico italiano si sta debancarizzando. Ancora più veloce è stata la allocazione degli investimenti di portafoglio all'estero.
Le esportazioni di capitale sono circa doppie rispetto all'attivo della bilancia commerciale.
Non solo non consumiamo, non investiamo, ma gli investimenti di portafoglio italiani all'estero sono cresciuti sei volte più velocemente delle risorse nette acquisite con l'export di beni e servizi e le altre relazioni correnti.
E' questa la più profonda riforma strutturale che l'economia italiana sta subendo: non si investe in Italia. E' diventata esportatrice netta di risparmio, l'ultimo tesoro che ci era rimasto.
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Il testo è estratto dalla pubblicazione "Sinossi 2015" prossimamente in uscita su www.teleborsa.it
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