Le serie storiche della posizione verso l'estero dell'Italia sono state riviste per incorporare le attività detenute all'estero precedentemente non dichiarate che sono emerse con la recente voluntary disclosure; la revisione ha determinato un miglioramento del saldo debitorio di quasi tre punti di PIL a fine 2015. A tale data la PNE era negativa per 395,6 miliardi (24,2 per cento del PIL). La Banca d'Italia aveva in precedenza sottolineato che “l'espansione del comparto del risparmio gestito, in cui i fondi di diritto estero rivestono un ruolo molto rilevante, è dipesa dallo spostamento dei risparmi da titoli di Stato e obbligazioni bancarie retail verso forme di investimento più diversificate".
Mentre si continua a sostenere la necessità di attrarre investimenti esteri in Italia, non ci si è accorti che è il risparmio italiano a prendere il volo: non per colpa dei cittadini, ma delle scelte nella allocazione che viene fatta dagli intermediari.
Come ulteriore paradosso, va sottolineato che una quota consistente della liquidità immessa dalla BCE con i suoi vari interventi, dalle Tltro al Qe, si sta riversando sempre più all'estero. E' un fenomeno che è divenuto sempre più vistoso a partire dal luglio del 2014 e che non riguarda solo l'Italia, ma tutti i Paesi GIIPS (Grecia, Italia, Irlanda, Portogallo e Spagna) rispetto ai Paesi DNLF (Germania, Olanda, Lussemburgo e Finlandia) nell'ambito del sistema Target 2 che registra i rapporti tra le Banche centrali dell'Eurosistema.
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