(Teleborsa) -
La Banca d'Italia chiude il 2022 con un
risultato lordo in calo a 5,9 miliardi dai 9,2 miliardi dell'anno precedente, a causa soprattutto della
contrazione del margine di interesse per 1,5 miliardi e delle
maggiori svalutazioni sui titoli valutati al mercato, soprattutto in dollari statunitensi, per ulteriori 1,5 miliardi.
Il
rialzo dei tassi di riferimento della BCE ha determinato un
aumento immediato del costo delle passività di bilancio, rappresentate soprattutto dai
depositi delle banche e dal
saldo debitorio TARGET, meno sensibile alla crescita dei tassi . Questa asimmetria
ha inciso negativamente sul margine di interesse, che dopo la diminuzione del 2022 è destinato a ridursi ulteriormente nei prossimi anni.
La
Banca d’Italia si troverà nei prossimi anni
a dover fronteggiare risultati lordi negativi, prima che gli utili tornino gradualmente a crescere.
Per meglio fronteggiare queste eventualità e preservare la propria indipendenza finanziaria, negli ultimi anni, di forte espansione monetaria, anche grazie al livello particolarmente elevato dei profitti, la
Banca d’Italia ha rafforzato il proprio patrimonio. Nel 2022, il
fondo rischi generali è stato alimentato con un
accantonamento di 2,5 miliardi, mezzo miliardo in più rispetto all’esercizio precedente, raggiungendo così 35,2 miliardi.
Le
imposte di competenza sono state pari a
1,3 miliardi, importo di poco superiore agli 1,2 miliardi del 2021. L’esercizio 2022 si è quindi chiuso con un
utile netto di 2,1 miliardi, in diminuzione di 3,9 miliardi rispetto allo scorso anno.
Il governatore Ignazio Visco ha proposta all'assemblea
il piano di riparto dell’utile netto. Considerando che la vigente
politica didistribuzione dei dividendi stabilisce che le somme destinate ai Partecipanti siano comprese
nell’intervallo di 340-380 milioni, subordinatamente alla capienza dell’utile netto e alle esigenze di patrimonializzazione della Banca, si propone di attribuire ai Partecipanti un
dividendo di 340 milioni, di importo uguale a quello corrisposto negli ultimi anni, pari al 4,5 per cento del capitale. La posta speciale sarebbe per la stabilizzazione dei dividendi viene alimentata per 40 milioni, attestandosi così a 280 milioni.
L’utile residuo per lo Stato sarebbe dunque
pari a 1.676 milioni che, in aggiunta a
imposte di competenza per 1.304 milioni,
porterebbe la somma complessivamente destinata allo Stato a
circa 3 miliardi. Negli ultimi
dieci anni l’importo cumulato riconosciuto allo Stato sotto forma di
utili raggiungerebbe così l’ammontare di
38,2 miliardi, oltre a
imposte di competenza per
12,8 miliardi.