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Confcommercio: calo PIL e inflazione al 12% a fine anno, crescita difficile anche in 2023

Economia
Confcommercio: calo PIL e inflazione al 12% a fine anno, crescita difficile anche in 2023
(Teleborsa) - Da una parte segnali di rallentamento e di possibile inversione del ciclo economico, dall’altra indicazioni confortanti dal mercato del lavoro e dalle aspettative delle famiglie e delle imprese. È il quadro che emerge dalla “Congiuntura Confcommercio” di dicembre. Sul fronte dei consumi, l’analisi dell’Ufficio Studi confederale evidenzia che l’elevata inflazione impatta sul potere d’acquisto delle famiglie. E se gli interventi di sostegno del governo neutralizzano in buona parte, specialmente per le fasce più deboli, la riduzione del valore reale dei redditi correnti, poco o nulla possono sul calo della ricchezza in forma liquida. Di conseguenza, emergono comportamenti di acquisto e consumo più prudenti, soprattutto per quanto riguarda i beni.

Non a caso anche a novembre i consumi sono in rallentamento, come emerge dall’ICC Confcommercio, giù dello 0,7% rispetto allo stesso mese del 2021. Male, in particolare, alimentari, mobili, elettrodomestici, automotive e abbigliamento. Date queste dinamiche, l’Ufficio Studi stima per dicembre una riduzione del Pil dello 0,7% congiunturale e una crescita dello 0,2% su base annua. Per quanto riguarda infine l’inflazione, dicembre non dovrebbe portare l’attesa inversione di tendenza, con un incremento mensile dello 0,6% e annuo dello 12%. Per l’attesa svolta bisognerà aspettare la tarda primavera del prossimo anno, con conseguenze negative sulle prospettive di crescita per il 2023.

Nel mese di dicembre il Pil è visto in riduzione dello 0,7% in termini congiunturali, con una crescita dello 0,2% sullo stesso mese del 2021. Nel complesso del quarto trimestre si stima un calo dello 0,7% sul periodo precedente ed un incremento dell’1,0% sull’ultimo trimestre del 2021. La crescita nel 2022 si dovrebbe attestare tra il 3,7 e il 3,8%.

A novembre 2022 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato un calo dello 0,7% sullo stesso mese del 2021. La riduzione è la sintesi di un incremento della domanda per i servizi (+2,3%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-1,7%). Nel confronto con i primi undici mesi del 2019 l’ICC risulta ancora inferiore del 4,6%. Per i servizi il calo si attesta all’11,9%. Anche a novembre 2022 la domanda è più vivace per i servizi, in particolare quelli collegati al tempo libero, pur se in generale per molte componenti, nonostante l’andamento positivo del 2022, la domanda è ancora su livelli molto lontani da quelli del 2019, che presumibilmente potranno essere raggiunti solo all’inizio del 2024.

Relativamente ai beni, si conferma anche a novembre una forte tendenza alla riduzione dei volumi d’acquisto. Ridimensionamenti significativi della domanda, nel confronto su base annua, si registrano per elettrodomestici (-8%) e mobili (-5,7%). I modesti segnali di recupero registrati a ottobre dal settore dell’automotive sembrano essersi già esauriti, visto che a novembre c’è un calo dello 0,2% su base annua degli acquisti da parte dei privati. Prosegue poi il calo dei consumi alimentari (-3,7% su base annua) determinata dalla decisa crescita dei prezzi. Per abbigliamento e calzature, infine, l’incremento di novembre (+2% tendenziale) è solo un modesto recupero dopo il dato fortemente negativo di ottobre.

Per dicembre 2022 la stima è di una variazione dello 0,6% in termini congiunturali e del 12% su base annua. Nella media del 2022 la variazione si attesterebbe all’8,2%. L’eredità lasciata dall’anno che sta per chiudersi e le incertezze che caratterizzano molti mercati delle materie prime consolidano le aspettative di una prima parte del 2023 ancora difficile sul versante dei prezzi. Si rafforzano, pertanto, i timori di un progressivo deterioramento della domanda e delle prospettive di crescita del Paese.

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