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Immobili inquinanti e datati, Polimi: rappresentano il 39% delle emissioni globali di CO2

Economia
Immobili inquinanti e datati, Polimi: rappresentano il 39% delle emissioni globali di CO2
(Teleborsa) - Poco più della metà degli uffici in Italia risulta avere le percentuali più basse di riqualificazioni energetiche, di ristrutturazioni importanti e di nuove costruzioni: secondo uno studio del Politecnico di Milano, circa il 55% degli immobili oscilla tra la classe energetica G e la E. Questo si tramuta, per edifici di questo tipo, certificati in classe E, F e G, in un’emissione complessiva di CO2 che varia tra i 60 e 63 kg/mq/anno; è opportuno considerare che un’unità immobiliare in classe A4 emette il 90% in meno di CO2 di una in classe F (9,7 kg/mq/anno).

Questo è quanto emerso oggi in occasione dell’evento “ReFocus: Obiettivo Decarbonizzazione” organizzato da CBRE Global Workplace Solutions, la divisione di CBRE Group che si occupa di facility management, presso la sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli a Milano. Dallo studio viene evidenziato che vi sono 633.000 unità immobiliari a tipologia uffici in Italia e poco più della metà si trovano nel Nord del Paese, ma solamente l’8,4% sono certificati con classe energetica A. Oltre ai rappresentanti di CBRE GWS sono intervenuti anche il Prof. Niccolò Aste, il Prof. Andrea Ciaramella e il Prof. Claudio Del Pero del Dipartimento ABC del Politecnico di Milano, insieme all’astronauta Paolo Nespoli.

“Dobbiamo tornare a focalizzarci attentamente sulla sostenibilità in modo concreto - afferma Matt Cook, AD di CBRE GWS Italia -. Con questo obiettivo abbiamo usato il termine ReFocus: porre l’accento nuovamente sulle tematiche ambientali è fondamentale per rispettare le direttive europee sulla decarbonizzazione totale entro il 2050. La sfida è lunga, ma ci sono gli strumenti per raggiungere questo traguardo”. Le politiche di decarbonizzazione in atto nell’Unione Europea, che mirano al raggiungimento del livello net zero entro il 2050, sono necessarie per mitigare i cambiamenti climatici, rispettare l'Accordo di Parigi ed evitare un aumento delle temperature globali di oltre 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali.

A livello mondiale, il settore edilizio è responsabile di circa il 40% del consumo energetico globale e del 39% delle emissioni globali di CO2: il 28% deriva dal funzionamento degli edifici mentre l'11% dai materiali e dai processi costruttivi. A causa dell'aumento della popolazione previsto, si stima che questi consumi raggiungeranno il 53% nel prossimo decennio, con un probabile aumento delle emissioni correlato. Di conseguenza, un futuro a zero emissioni non è possibile senza la contestuale decarbonizzazione degli edifici. Il settore edilizio deve decarbonizzarsi riducendo l'intensità energetica di almeno l'80% entro il 2030 ed essere neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050.

Questo si può ottenere grazie ad alcuni accorgimenti che vanno dalla riqualificazione delle superfici vetrate, con annesse migliorie alla coibentazione degli edifici, fino all’eliminazione dei combustibili fossili e l'elettrificazione degli usi legati alla climatizzazione. Senza dimenticare la massimizzazione delle superfici destinate ad impianti solari fotovoltaici: considerando che un nZEB (Edifici a Energia Quasi Zero), ha un consumo elettrico complessivo di circa 40-50 kWh/m2, una superficie fotovoltaica pari a circa il 15%-25% della superficie totale riscaldata fornisce il 100% del fabbisogno energetico annuale.
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