(Teleborsa) - Sostegno all'Ucraina, economia, sicurezza e difesa, migrazione e relazioni esterne. Sono i temi in agenda nel
Consiglio UE in programma oggi e domani e su cui la la presidente del Consiglio,
Giorgia Meloni, ha presentato alle Camere le posizioni del governo. In particolare Meloni si è concentrata sulla scelta della Banca centrale europea di innalzare i
tassi di interesse: una "ricetta semplicistica" e sbagliata, secondo Meloni, perché "non si può non considerare il rischio che l'aumento costante dei tassi finisca per colpire più le nostre economie che l'inflazione, e cioè che la cura si riveli più dannosa della malattia".
La presidente del Consiglio ha risposto a distanza alle parole della presidente della Banca Centrale Europea,
Christine Lagarde, che nel suo intervento in Portogallo al forum dell'Istituto centrale a Sintra ha dichiarato: "il nostro lavoro non è ancora finito. Escludendo un mutamento sostanziale delle prospettive di
inflazione, continueremo a innalzare i tassi a luglio". "L'impatto complessivo degli incrementi dei tassi decisi a partire dallo scorso luglio, pari a 400 punti base, non si è ancora esplicato appieno" ha aggiunto.
Tema di dibattito è stata anche la ratifica del
Meccanismo europeo di stabilità. La presidente del Consiglio a tal proposito ha chiesto di fermare le polemiche a tutela dell'interesse nazionale: "Lo voglio dire con serenità ma anche con chiarezza – ha sottolineato - non reputo utile all'Italia alimentare in questa fase una polemica interna su alcuni
strumenti finanziari, come ad esempio il Mes". Per Meloni la priorità oggi è affrontare il negoziato sulla nuova governance europea "con un
approccio a pacchetto, nel quale le nuove regole del Patto di stabilità, il completamento dell'Unione bancaria e i meccanismi di salvaguardia finanziaria si discutono nel loro complesso nel rispetto del nostro interesse nazionale".
"Ha senso – ha chiesto all'Aula - che procediamo a una
ratifica (del Mes, ndr) senza conoscere il
contesto, senza conoscere come lo strumento si inserisce nella logica generale, senza sapere qual è la riforma della governance e del Patto di stabilità, senza sapere che cosa accadrà dell'unione bancaria, della garanzia sui depositi?".
Toni decisi anche nell'affrontare il
tema migranti. L'obiettivo è arrivare a una
riforma radicale delle
regole di Dublino, ormai "considerate da tutti superate", ha spiegato. Le proposte concordate, ha osservato, vanno "nella giusta direzione": "proponevano che gli Stati che dovessero rifiutare i ricollocamenti dei migranti pagassero quelli che dovevano ricollocare i migranti. Ma io non avrei mai accettato di essere pagata per trasformare l'Italia nel
campo profughi d'Europa". "Quello che abbiamo chiesto e ottenuto - ha aggiunto Meloni - è che quelle
risorse alimentino invece un
fondo per difendere i confini esterni. Non per gestire l'immigrazione illegale, ma per contrastarla".
Toccando poi la questione del
conflitto in Ucraina, Meloni ha ribadito "la ferma convinzione che difendere l'Ucraina vuol dire oggi difendere l'interesse nazionale italiano, perché la capitolazione dell'Ucraina porterebbe con sé il crollo del
diritto internazionale". "Il nostro auspicio è che si possa giungere il prima possibile ad una pace giusta e duratura", ha proseguito Meloni, dicendosi sicura del fatto che l'Italia "ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo da assoluta protagonista" nella ricostruzione del paese aggredito dalla
Federazione russa.
Sul
PNRR ha rifiutato le accuse rivolte al governo sui ritardi nella realizzazione del Piano. "Mi fa specie" che le sollecitazioni arrivino anche dal
commissario Gentiloni, "che il piano immagino lo avesse letto prima e che oggi chiama in causa il governo italiano, dicendo che bisogna correre e fare di più, ma insomma se si fosse vigilato un po' di più in passato - ha attaccato Meloni - probabilmente oggi si farebbe più velocemente".