(Teleborsa) - Secondo quanto riportato da Ansa c'è anche il taglio obbligatorio dei
consumi a livello Ue in caso di crisi sulle
forniture di
gas tra le misure contenute nella nuova bozza del
piano Ue per la riduzione della domanda del gas, che sarà presentato domani. Sono stati invece eliminati i riferimenti (contenuti in una prima versione del testo) all'obbligo per gli
edifici pubblici di limitare il riscaldamento a 19 gradi e i condizionatori a 25. Introdotto il principio di "
massimo sforzo" per la riduzione energetica. Sforzo che, in caso di crisi della forniture, diventerebbe vincolante a livello Ue.
La proposta della Commissione si compone di una
comunicazione e un
allegato che includerà una proposta di regolamento, quindi di un atto legislativo che ha una sua obbligatorietà in tutti i paesi europei. Nelle ultime due pagine dell'allegato si immaginano due
scenari, di "pre-allarme" e di "allarme". Nel primo si prevede l'approvazione di un regolamento che indica un
target volontario di riduzione della domanda in tutti gli Stati, secondo il principio del "massimo sforzo". La percentuale di riduzione non è nel documento e, probabilmente, sarà oggetto di discussione domani in
Collegio dei Commissari. In situazione di
allarme, il taglio dei consumi diventerebbe obbligatorio. Anche in questo caso, la percentuale non è nota.
"Stiamo lavorando su tutti gli scenari possibili e uno degli scenari che abbiamo" è "la possibilità che il flusso di gas non riprenda", ha spiegato il portavoce della commissione per l'energia
Tim McPhie rispondendo in particolare alla domanda se la Commissione si aspetti che i flussi sul gasdotto Nord Stream 1 si fermino. "Mentre stiamo preparando piani di emergenza invernali ci basiamo sul peggiore scenario possibile e questo è assolutamente ovvio", ha aggiunto il portavoce
Eric Mamer.
Nel frattempo il
Fondo Monetario Internazionale ha sottolineato che le interruzioni delle forniture di gas rappresentano un "significativo rischio economico per
l'Europa. Un taglio totale prolungato causerebbe carenze nei paesi dell'Europa centrale e orientale che potrebbero sperimentare perdite in termini di PIL fino al 6%. Anche in Italia l'impatto sarebbe significativo anche se c'è un potenziale maggior per assicurarsi forniture alternative. Gli effetti in
Austria e
Germania sarebbero meno severi ma sempre significativi".