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La Borsa (a sconto) sale ancora con le banche. Non entrano i grandi, escono tutti

Che 2024 è stato per Piazza Affari e i listini europei

Finanza
La Borsa (a sconto) sale ancora con le banche. Non entrano i grandi, escono tutti
(Teleborsa) - I mercati azionari europei si apprestano a chiudere un altro anno in rialzo, con l'Euro Stoxx 50 che segna un +8% da inizio anno e lo STOXX Europe 600 che mostra un +6%, anche se si registrano performance molto diverse tra i vari listini e il divario rispetto alla Borsa di New York si è ampliato a livelli significativi. Il 2024 è stato contraddistinto da numero straordinario di variabili e incertezze macroeconomiche, a partire dalle elezioni (europee, britanniche e statunitensi, con quelle in Germania che ora incombono), passando per i dubbi sulla crescita e gli interrogativi sulla possibilità di soft lending-recessione, per arrivare alle mosse delle due più influenti banche centrali (BCE e Fed), i cui tagli dei tassi sono stati riprezzati più volte durante l'anno. Sullo sfondo rimangono le tensioni geopolitiche su più fronti (Russia-Ucraina, Israele-Gaza, Mar Rosso, Siria), a cui i mercati reagiscono meno del passato ma con una loro risoluzione - specialmente l'aggressione di Mosca contro Kiev - che potrebbe portare più ottimismo e buone notizie per i mercati.

Il Price-Earnings Ratio (P/E Ratio) delle azioni europee (prendendo lo STOXX Europe 600) è a 13,6x, contro una media storica di 14,2x, mentre quello delle azioni statunitensi (considerando l' S&P 500) è a 22,5x, contro una media storica del 17,3x, secondo un report di Berenberg, con il divario di valutazione tra azioni statunitensi ed europee al livello più ampio dal 1988. "Tutti i principali indici sono cresciuti, a parte la Francia per ovvi motivi, però il differenziale rispetto agli Stati Uniti ha raggiunto un livello enorme - afferma Stefano Conte, Head of Southern Europe ECM di Barclays - Ad inizio anno era di circa il 5% (considerando il differenziale tra S&P 500 e STOXX Europe 600) vista la stabilità europea, ma quando Macron ha chiamato le elezioni è salito al 10% e con i risultati delle elezioni statunitensi è schizzato al 25%. In tutto ciò, l'Italia ha fatto meglio della media europea - anche se non tanto quanto l'anno scorso che era stato un anno di outperformance significativa - ma i driver sono stati simili: Intesa e Unicredit, che pesano per un quarto sul FTSE MIB, sono sopra del 40-50%, mentre le small e mid cap hanno continuato a faticare e presentano degli indici negativi da inizio anno".

Il FTSE MIB, al 19 dicembre, mostra un rialzo di circa l'11% da inizio anno, qualche decimale meglio del FTSE Italia All-Share, mentre il FTSE Italia Star è in calo di quasi il 6% e il FTSE Italia Growth di oltre il 6%. Fanno peggiore dell'Italia la Francia (CAC 40 a -3 YTD per la tempesta politica che sta attraversando ormai da sei mesi), la Svizzera (SMI a +2%) e UK (FTSE 100 a +5%). Ci sorpassano Olanda (AEX a +12%), Spagna (+13%) e Germania (+19%, trainata da SAP e altri titoli votati all'export). Molto lontani gli Stati Uniti con S&P 500 a +23% e Nasdaq Composite addirittura a +29%. Buon anno anche per l'Asia con Nikkei 225 a +17%, Hang Seng a +16% e SSE a +13%.

Nonostante la battuta di arresto che c'è stata sui mercati dopo la svolta hawkish della Federal Reserve nell'ultima riunione dell'anno (tassi abbassati di 25 punti base come da attese ma riduzione delle sforbiciate attese per l'anno prossimo a due), rimane l'ottimismo per le performance dell'azionario. "Iniziamo il 2025 con una view leggermente positiva sui mercati azionari italiani ed europei, in attesa che alcuni catalyst acquisiscano maggiore visibilità e si concretizzino in Europa, dove gli indici trattano oggi a valutazioni decisamente più contenute rispetto a quelli USA (Stoxx600 P/E 2025E = 13.3x vs. S&P500 22x, S&P400 mid-cap 18.5x, Russel2000 18x) - dice Luigi De Bellis, Co-head dell'Ufficio Studi di Equita - In particolare, tra i fattori chiave: i) una BCE che potrebbe attuare tagli ai tassi più significativi del previsto; ii) nuovi stimoli in Cina; iii) la possibilità di un cessate il fuoco tra Russia-Ucraina; iv) il cambio di leadership in Germania, con allentamento delle regole fiscali e nuovi stimoli all'economia".

Al 19 dicembre, circa il 52% dei titoli del FTSE Italia All-Share (la market cap delle società che lo compongono vale 813 miliardi di euro) ha un andamento negativo da inizio anno e il 19% ha perso più del 30%, mentre è pari a circa il 23% la percentuale dei titoli che hanno mostrato un rialzo superiore al 30%. Scendendo nei dettagli del FTSE MIB, sempre con dati al 19/12, i maggiori rialzi da inizio anno sono stati quelli di Unipol (+128% con operazione di riassetto su Unipolsai), Banca Monte dei Paschi di Siena (+114%, con collocamenti del Tesoro e risiko bancario), BPER Banca (+100%, con cambio AD, nuovo piano e speculazioni su terzo polo), Saipem (+80%, solido flusso di commesse e risultati dopo il rilancio) e Leonardo (+72%, aiutata dalle continue tensioni geopolitiche e dalle maxi commesse degli stati europei), mentre i maggiori ribassi sono stati quelli di STM (-48%, soffrendo ancora il ciclo dei chip), Stellantis (-42%, difficoltà del settore auto e dell'azienda nello specifico con errori di business/comunicazione e cambi al vertice), Campari (-40%, cambio al vertice mal gestito), ERG (-33%) e Nexi (-28%). Tra i settori, il FTSE Italia Banks segna un +51% da inizio anno, il FTSE Italia Insurance un +47% e il FTSE Italia Financials un +46%. Male il FTSE Italia Technology (-41%), il FTSE Food, Beverage and Tobacco (-38%) e il FTSE Italia Consumer Staples (-33%).

I settori che più hanno fatto bene quest'anno potrebbero rimanere quelli che trainano la crescita di Piazza Affari anche nel prossimo, con il consolidamento del settore bancario (e le sue articolazioni in campo assicurativo grazie a bancassurance e ruolo del Danish compromise nelle operazioni di M&A) che sta entrando nel vivo dopo anni di speculazioni. "Riteniamo che il mercato italiano possa sovraperformare anche nel 2025, grazie al settore assicurativo che potrebbe ricevere il testimone dal settore bancario - commenta Andrea Scauri, gestore azionario Italia di Lemanik - Questo in un contesto di tassi più bassi e soprattutto di un dividend yield atteso superiore al 5%. Il settore bancario potrà sovra-performare se l'M&A porterà velocemente ad integrazioni con sinergie di costo".

Intanto, si sta riaprendo il mercato delle IPO a livello europeo, anche se il 2024 è stato contraddistinto da fasi diverse, anche per la presenza delle elezioni statunitensi. L'equity underwriting sulle Borse europee è aumentato dell'8% nei primi tre trimestri del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023, sulla scia di un moderato aumento delle offerte secondarie (+9% YtD) e di un ampio aumento delle IPO (+87% YtD), secondo i dati dell'Associazione per i mercati finanziari in Europa (AFME). Nei primi tre trimestri del 2024, sono state completate 63 operazioni di IPO sulle Borse europee, leggermente inferiori alle 68 operazioni completate nello stesso periodo del 2023. Tuttavia, il capitale totale raccolto nei primi tre trimestri del 2024 (11,7 miliardi di euro) è stato molto sopra quello dello scorso anno (6,2 miliardi di euro), con uno stop nel terzo trimestre del 2024 (0,15 miliardi di euro, l'importo più basso dal terzo trimestre del 2009). Nel terzo trimestre del 2024 non sono state effettuate IPO PE-backed, a seguito del forte importo di 6,4 miliardi di euro di proventi accumulati nella prima metà dell'anno. "I primi sei mesi dell'anno hanno sostanzialmente rispettato le attese, mentre nella seconda metà c'è stata meno attività per tutto il contesto macro, di elezioni e di banche centrali che abbiamo visto - dice Conte - Se prendiamo gli ultimi 10 anni - togliendo il 2021 che è completamente one-off ma anche gli anni con attività molto elevata come il 2014, 2015 e 2017 - alla fine il differenziale in meno quest'anno è stato del 30%. Non si tratta di un crollo e lentamente i volumi si stanno riprendendo, con la maggior parte di queste operazioni che ha visto performance positive dal primo giorno di quotazione". Secondo il banchiere di Barclays, "il ruolo del private equity rimarrà un tema importante nel 2025, come lo è stato nel 2024 perché queste operazioni hanno rappresentato due terzi del totale contro la metà che vediamo di solito, il che viene guidato dall'obiettivo di riportare le operazioni di monetizzazione ai target naturali dopo alcuni anni di rallentamenti data la congiuntura di mercato. Anche le IPO di grandi dimensioni hanno rappresentato più di quanto fanno solitamente, e quindi un altro tema è la necessaria ripresa delle small e mid cap. Infine, non bisogna dimenticarsi che le società che hanno fatto un'operazione di quotazione a multipli ragionevoli e venendo un po' incontro al mercato - penso a Galderma o CVC - alla fine hanno visto un apprezzamento del titolo che ha consentito cessioni di ulteriori pacchetti da parte degli azionisti in tempi brevi".

Gli sbarchi in Borsa più interessanti sono avvenuti nel primo semestre - Renk in Germania, Planisware in Francia, Galderma in Svizzera, CVC in Olanda e Puig in Spagna - mentre negli ultimi giorni c'è stata la maxi operazione di scissione di Vivendi, che ha portato Havas su Euronext Amsterdam, Louis Hachette su Euronext Growth Paris e Canal+ sul London Stock Exchange. L'Italia è assente dalla lista delle grandi operazioni (con il rammarico per l'operazione non riuscita a Golden Goose). Borsa Italiana ha continuato infatti a registrare un solido afflusso di aziende, superiore alla maggior parte dei listini del Vecchio Continente, ma la quasi totalità delle matricole sono state PMI su Euronext Growth Milan (che ha registrato 20 IPO), mentre sul mercato regolamentato è arrivata solo SYS-DAT (in particolare sul mercato STAR, con Listing Agent Intermonte), dopo le 5 quotazioni su Euronext Milan dello scorso anno (oltre ad altrettanti uplisting). Le 21 quotazioni di quest'anno sono state inferiori alle 38 dello scorso anno (di cui 34 su EGM e 4 sul mercato regolamentato) e alle 30 del 2022 (rispettivamente 26 e 4), e soprattutto è stato il primo anno dal 2008 in cui non si è vista una raccolta da almeno 100 milioni di euro. La raccolta totale sul mercato italiano è stata di appena 207 milioni euro, con una raccolta media di 9,8 milioni di euro (vs quasi 50 milioni dello scorso anno) e una raccolta mediana di 2,7 milioni di euro (sostanzialmente dimezzata dallo scorso anno), per il gran numero di matricole sull'EGM che hanno portato a termine collocamenti contenuti. Di rilievo solamente i 57,5 milioni di NextGeo, i 37 milioni di SYS-DAT, i 29,9 milioni di ICOP e i 19 di Misitano & Stracuzzi. Il fatto che le IPO siano in larga parte di piccole imprese fa sì che l'Italia sia dietro tutte le principali piazze europee per risorse raccolte in IPO quest'anno. Lontanissima dagli oltre 2 miliardi di Madrid, Amsterdam e Zurigo, e anche ben sotto agli 1,4 miliardi di Francoforte o ai 700 milioni di Parigi - sempre secondo dati AFME sui primi tre trimestri - e dietro anche due Borse "secondarie" come Atene e Stoccolma.

Le piccole matricole italiane vanno ad aggiungersi alle mid e small cap che hanno sofferto molto negli ultimi due anni, con valutazioni compresse dalla concorrenza dell'obbligazionario, dai deflussi dei PIR e dalla poca liquidità del mercato. Anche se i tagli dei tassi sono iniziati, "sulle small cap non ci aspettiamo un anno particolarmente diverso dal 2024 - dice Scauri - Per questo, l'analisi bottom up sarà fondamentale per evitare titoli altrimenti molto rischiosi". Secondo De Bellis, "un taglio dei tassi BCE più aggressivo, unito ad un miglioramento atteso dei PMI manifatturieri e imminente lancio del fondo dei fondi nella prima parte del 2025, dovrebbero supportare le mid-small cap italiane (P/E 2025E = 10.8x, con crescita EPS 2025E del +8% YoY e a sconto del 18% rispetto alle mid-small europee). Il Governo sta lavorando per rilanciare il mercato delle PMI quotate e migliorare l'attrattività del mercato dei capitali italiano, considerandolo una condizione necessaria per aumentare il numero di IPO e ridurre il divario rispetto a mercati come Francia e Germania".

Continua intanto il forte flusso di uscite dalla Borsa, con la CONSOB che ha recentemente parlato di una "disaffezione" verso lo status di società quotata da ricondurre all'ampio dibattito in corso in materia di prevalenza dei private markets sui public markets", ma ha anche fatto notare che in più occasioni emerge che la capitalizzazione spesso non riflette i valori fondamentali della società, l'operatività degli investitori si caratterizza su orizzonti di breve periodo e la liquidità dei titoli quotati registra valori inferiori alle attese degli emittenti. Sono 18 i delisting a seguito di OPA andati a buon fine quest'anno, mentre sono 28 le società uscite da Piazza Affari contando tutte le motivazioni (decisione Borsa, decisione società, mancanza EGA, fusione, etc), per una capitalizzazione persa di oltre 28,5 miliardi di euro. Pesano le uscite di CNH Industrial (che ha scelto di rimanere quotata solo sul NYSE) con 14 miliardi e Unipolsai (a seguito del riassetto di Unipol) con 7 miliardi, ma anche aziende più piccole come Tod's (1,4 miliardi), Saras (1,5 miliardi), Salcef (1,6 miliardi). Le OPA annunciate o in fase di finalizzazione (Anima, Shedir Pharma, Intermonte, Monrif, Unieuro, Piovan, Friulchem, Beghelli, Comal, NVP) si porteranno via altri 3,3 miliardi di euro.

Nonostante la difficoltà delle mid e small cap (in attesa del lancio del fondo di fondi e dell'ulteriore abbassamento dei tassi che potrebbe rivitalizzarle), le pochissime IPO di dimensione significativa e la lunga scia di delisting, la Borsa Italiana non è posizionata male all'interno del contesto internazionale e guardando al futuro. "Dal punto di vista di mercato in realtà l'Italia al momento è in una opposizione relativamente rara rispetto agli anni passati - dice conte - C'è una percezione di stabilità politica, c'è lo spread che è quasi ai minimi dal 2021 appena sopra i 100 punti e non ha avuto alcun tipo di contagio significativo dall'allargamento degli spread in Francia, il PIL dovrebbe crescere meno dell'1% ma comunque anche l'anno prossimo è in linea con il resto d'Europa, e le valutazioni in Italia (similmente alla Spagna) sono a uno sconto del 15% rispetto alla media storica degli ultimi 10 anni e a uno sconto del 25% rispetto all'Europa".
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