(Teleborsa) - I
francesi hanno almeno
tre problemi economici, non da poco, da risolvere: bassa crescita, deficit e debito pubblico. Problemi cui si aggiunge
ora anche l'instabilità politica, che può acuire le tensioni sociali. Ma quel che più ci preme è
l'impatto negativo sul commercio, che tocca da vicino l'Italia. Lo sottolinea l'economista
Andrea Ferretti, nell'ultima
Ecopillola dedicata alla crisi in Francia.
1 - Primo problema: la crescita Secondo le recenti previsioni della Commissione Europea, l'economia francese
quest'anno crescerà, anche grazie ai Giochi Olimpici, in maniera
ancora soddisfacente. Tuttavia, sempre secondo la Commissione, il PIL francese
rallenterà invece bruscamente
nel corso del 2025, quando si attesterà intorno
allo 0,8%, ben al di sotto della crescita media dell'Eurozona stimata intorno all'1,3%.
2 - Secondo problema: il deficit Negli ultimi 20 anni, la Francia ha registrato una s
pesa corrente di ben sette punti più alta rispetto alla media dell'Eurozona. Le conseguenze sono state un
deficit persistente, che quest'anno dovrebbe arrivare a
superare il 6%, e l'avvio da parte della Commissione di una
procedura d'infrazione a carico di Parigi per disavanzo eccessivo.
3 - Terzo problema: il debito pubblico franceseuna crescita in rallentamento, abbinata ad un deficit crescente, hanno
spinto verso l'alto il debito pubblico francese, che attualmente ha
superato il 110% del PIL - circa 3.228 miliardi - e che secondo la commissione
potrebbe raggiungere nel2025 il 114% del PIL Oltretutto, da non sottovalutare il fatto che, ben il
50% del debito pubblico francese è detenuto da
investitori esteri, tra cui spiccano, tra l'altro,
numerosi edge-fund speculativi, una percentuale molto superiore alla percentuale italiana (30%) ed a quella spagnola (40%). E, per comprendere la
vulnerabilità di un elevato debito pubblico in gran parte detenuto all'estero, basterà ricordare che, quando nel 2017, una Le Pen antieuropeista, era diventata una minaccia non più trascurabile, gli investitori giapponesi si affrettarono a vendere ben 25 miliardi di titoli di Stato francesi. Un record.
Queste
tensioni sul debito pubblico hanno avuto, essenzialmente,
due conseguenze. Da una parte, hanno fatto schizzare verso l'alto il
rendimento dei titoli pubblici francesi, con conseguente lievitazione della spesa per interessi sul debito a carico dello Stato. Dall'altro, le tensioni su deficit e debito pubblico hanno messo in discussione il
rating della Francia, fino ad oggi trattato con grande rispetto. Tant'è vero che, il 13 dicembre,
Moody's ha tagliato il rating della Francia ritenendo che le finanze pubbliche del Paese si indeboliranno sostanzialmente nei prossimi anni, e che sia altamente improbabile che il governo riesca a ridurre, in modo sostanziale, l'entità dei disavanzi fiscali.
ConclusioniSicuramente, a questi tre problemi si aggiunge il
quarto problema, relativo all'
instabilità politica in Francia. Infatti, il nuovo governo dovrà cimentarsi nel tentativo, praticamente impossibile, di rimettere in traiettoria conti pubblici, senza generare
tensioni sociali. Il tutto, ovviamente, mettendo d'accordo tre blocchi ed 11 gruppi parlamentari, tutti in fibrillazioni ed incapaci di esprimere una maggioranza. E, al solito, il risultato di questo improbabile tentativo
non è affatto indifferente per l'Italia, considerando che
il 10% del nostro export, pari circa 63 miliardi, è destinato proprio alla Francia.
(Foto: gopixa | 123RF)