(Teleborsa) -
Non c'è alcuna bolla dell'intelligenza artificiale. Lo afferma
UniCredit nel suo "
The Compass 2025", redatto dal nuovo team Group Investment Strategy, che presenta una panoramica completa delle previsioni economiche e delle principali implicazioni finanziarie.
Gli analisti della banca italiana ricordano che la comparsa di
ChatGPT nel novembre 2022 è stato un chiaro segnale dell'immenso potenziale dell'intelligenza artificiale (IA). Gli ultimi anni hanno visto un rapido sviluppo di nuove applicazioni dell'intelligenza artificiale (in aree molto diverse, quali marketing, farmaceutica, assistenza sanitaria, gestione del rischio e sviluppo di prodotti e servizi) e massicci investimenti privati nell'IA, pari mediamente a 110 miliardi di dollari all'anno nel periodo dal 2021 al 2023, inclusa, in particolare, nel campo dell'
IA generativa.
Viene evidenziato che negli ultimi mesi è cresciuto il
timore che la spesa per investimenti nell'IA superi la loro redditività sia per gli sviluppatori di modelli di intelligenza artificiale che per gli utilizzatori, limitando così il potenziale futuro dei titoli del settore dell'intelligenza artificiale. "
Riteniamo che tali preoccupazioni non abbiano grande fondamento, poiché la crescente domanda di prodotti di IA generativa resta molto ampia e grandi gruppi statunitensi, quali
Amazon,
Microsoft,
Alphabet,
Meta Platforms e
Nvidia, saranno tra i maggiori beneficiari man mano che le aziende sposteranno più attività sul cloud", si legge nel rapporto.
Per visualizzare meglio gli enormi sviluppi nelle grandi società di intelligenza artificiale, UniCredit ha creato un
indice AI ad elevata capitalizzazione, che comprende le società sopra citate, ponderate in base alla loro capitalizzazione di mercato. L'andamento dell'indice mostra che l'evoluzione degli utili sottostanti delle grandi società di intelligenza artificiale resta intatta.
Dal 2018 l'indice ha guadagnato il 375% e gli utili basati sull'EPS forward a 12 mesi sono aumentati del 350% (rispetto all'80% soltanto dello S&P 500), e le stime prevedono un ulteriore aumento del 45% nei prossimi 12 mesi. Le cinque società hanno conseguito un utile netto aggregato di circa 100 miliardi di dollari nel 3° trimestre 2024.
Questi numeri "
giustificano sicuramente l'attuale rapporto P/E di 27 per il nostro indice AI ed evidenziano l'
enorme differenza rispetto alle bolle precedenti, come la bolla dotcom dei primi anni 2000, quando i maggiori leader tecnologici dell'epoca erano quotati quasi il doppio con un rapporto P/E di 52, oppure la bolla finanziaria giapponese del 1989, quando il rapporto P/E medio raggiunse il picco di 67", viene evidenziato.
Inoltre, le loro dimensioni ed elevata redditività le hanno messe in una posizione unica per sviluppare tecnologie nuove e ad alta intensità di investimenti correlate all'IA. Tuttavia, sebbene attualmente non siano eccessive, "le loro
valutazioni hanno il potenziale di aumentare la volatilità, il che si ripercuote anche sul mercato generale a causa dell'elevata concentrazione del mercato in questo segmento", viene riconosciuto.
Seppure l'outlook è positivo, gli analisti citano
alcuni ostacoli per la crescita dell'IA. Il principale vincolo deriva dal fabbisogno energetico, con le utilities statunitensi già in difficoltà a soddisfare l’incremento di domanda di energia necessaria per gestire programmi di intelligenza artificiale e data center. Data la rilevanza centrale dei semiconduttori nello sviluppo dell'intelligenza artificiale, l'atteggiamento ambiguo del presidente eletto Trump riguardo alla difesa dello status politico di Taiwan potrebbe essere fonte di volatilità per i titoli tecnologici. Un altro ostacolo alla crescita della tecnologia dell'intelligenza artificiale potrebbe derivare dalla sua a ccettazione a livello generale da parte della società, in particolare in quanto potenziale minaccia per l'occupazione.
In conclusione, questo
megatrend tecnologico giustifica le attuali valutazioni delle società di intelligenza artificiale. Tuttavia, con l'evolversi della tecnologia, cambieranno anche vincitori e vinti del settore e i leader di oggi (in particolare nell'hardware dei semiconduttori) potrebbero non essere i leader del futuro.