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Finanza, cresce l'interesse. Ma i giovani snobbano azionario e previdenza complementare

La ricerca di Pictet Asset Management

Finanza
Finanza, cresce l'interesse. Ma i giovani snobbano azionario e previdenza complementare
(Teleborsa) - Anche nel 2024, complice l'aumentata complessità dei mercati finanziari e le incertezze relative a crescita economica e tensioni geopolitiche, l'Italia conferma il trend positivo di un crescente interesse per le tematiche finanziarie da parte di investitori e risparmiatori. Lo afferma l'Osservatorio Edufin di Pictet Asset Management, realizzato insieme a FINER Finance Explorer. Sul totale del campione, gli italiani si dichiarano oggi molto o abbastanza interessati nell'88% dei casi, rispetto al 76% del 2021. Tuttavia, è evidente il gap generazionale quando si tratta di investire o tenere i risparmi liquidi. L'interesse degli investitori per la finanza resta poi in larga parte correlato al rapporto tra età e patrimonio finanziario.

Le conoscenze inadeguate

La complessità del mercato generata da uno scenario macro più incerto e volatile negli ultimi tre anni, fa crescere, trasversalmente in tutti i segmenti, la percentuale di quanti non ritengono sufficientemente adeguate le proprie conoscenze in materia finanziaria, con un incremento del 11% dal 2021 ad oggi. In particolare, tra le generazioni più giovani, oltre il 40% desidera aumentare le proprie conoscenze in materia. Per la prima volta quest'anno, la percentuale di quanti dichiarano di informarsi quotidianamente o settimanalmente a temi economico-finanziari ha raggiunto il 38% superando quella di quanti vi si dedicano esclusivamente durante eventi eccezionali una tantum (pari al 33% nel 2024).

La scelta dei contenuti

Nonostante il maggiore interesse alla materia e una migliore consapevolezza delle proprie lacune, gli investitori e risparmiatori italiani continuano a non trovare gli strumenti adeguati ad approfondire e ampliare le proprie conoscenze finanziarie. In effetti, se nel 2021 la difficoltà nel comprendere la materia era al primo posto (31% degli intervistati), dal 2022 quest'ultima ha ceduto il podio alla percezione di mancanza di contenuti o di referenti ritenuti affidabili, aumentata del 17% negli ultimi 3 anni e indicata oggi come principale ostacolo dal 35% del campione. In particolare, negli ultimi 12 mesi, la percezione di scarsità di contenuti di qualità e referenti di fiducia è aumentata fino al 5% in tutti i segmenti di investitori e tipologie di risparmiatori.

Il ruolo dei social network

Tra gli strumenti utilizzati per informarsi, i social si confermano quale canale privilegiato e sempre più utilizzato, passando dal 27% del 2021 al 36% nel 2024, seguiti al secondo posto da eventi digitali, preferiti dal 24% degli intervistati. Di contro, prosegue il costante declino di stampa e tv nella dieta mediatica, come canali di informazione economica-finanziaria: se nel 2021 questi due fonti erano scelte dal 32% del campione, nel 2024 la percentuale è scesa al 18%. In generale, si riconferma una sempre maggiore centralità dei social network quali strumenti di informazione in modo trasversale rispetto al campione (investitori e non), a prescindere dalla generazione e dal patrimonio: WhatsApp, Facebook e Instagram (che cresce in modo significativo rispetto al 2022) i più usati, a cui seguono LinkedIn, Spotify e Tik Tok. Anche qui le differenze generazionali rispetto alle preferenze di social sono particolarmente marcate: per Boomer (1940-1964) e GenX (1965-1980) Whatsapp e Facebook restano predominanti, mentre per GenY (1981-1996) e GenZ (1997-2010) Instagram è in assoluto il favorito con oltre il 35% delle preferenze.

Complessivamente, prosegue la crescita della fiducia verso i social network; se nel 2021 solo il 2% del campione esprimeva fiducia nei social, nel 2024 è passata al 27%. Subito dietro troviamo amici e conoscenti, che mantengono salda la prima posizione (49%) come referenti di fiducia per risparmio e investimenti. Infine, guardando invece ai livelli di fiducia degli italiani nei confronti delle istituzioni e degli operatori del settore finanziario, scuola e istituzioni raccolgono la maggior parte delle preferenze. Un dato, quest'ultimo, che trova riscontro nell'inserimento dell'educazione finanziaria nelle scuole, apprezzata dal 58% del pubblico.

L'attitudine al risparmio

La ricerca si è soffermata sull'attitudine al risparmio, mettendo in evidenza gli obiettivi, le paure e le difficoltà nel mettere da parte del denaro prima ancora di decidere come investirlo. Partendo dagli obiettivi, il 41% del campione ha dichiarato di voler accrescere le proprie conoscenze finanziarie per realizzare i propri progetti di vita, seguito da un 25% che desidera imparare a risparmiare e un 23% che vuole saper correttamente investire il proprio risparmio. In effetti, per poter realizzare i propri sogni, è fondamentale in primis riuscire a risparmiare per crearsi una solidità finanziaria a lungo termine e un "cuscinetto di protezione" in caso di imprevisti più a breve; queste, infatti, sono state le due principali motivazioni portate dal 60% degli intervistati sul perché sia importante risparmiare. Tuttavia, il connubio tra inflazione, rialzi dei tassi, crisi energetica e incertezza economica che ha caratterizzato gli ultimi tre anni ha reso particolarmente difficile riuscire ad accantonare una quota di risparmio. A conferma di ciò, il 46% del campione ha dichiarato di non riuscire a risparmiare, mentre per il restante 33% dei casi, solamente il 12% riesce a risparmiare oltre il 10% dello stipendio percepito.

La ricerca evidenzia che il livello di ansia finanziaria appare proporzionale all'educazione finanziaria: quanto più è scarsa la conoscenza della materia, tanto inferiori sono i rischi economico-finanziari percepiti. Questa correlazione è ben evidente anche nel caso della previdenza complementare, dove il 78% del campione dichiara di non pensarci minimamente, sebbene oggigiorno si comunichi moltissimo sull'importanza di una pensione integrativa, in particolar modo per le giovani generazioni che, dal canto loro, non sembrano preoccuparsene; il 55% di GenY e GenZ afferma di non averci ancora pensato.

Le scelte di investimento

Anche nel 2024 la maggiore complessità del mercato, unita alla difficoltà nell'identificare contenuti di valori e consulenti di fiducia, ha generato un forte bias rispetto all'orizzonte temporale di investimento. In un anno in cui il mercato azionario ha ripreso a performare bene, la visione di breve termine, unita all'idea di un rendimento sicuro offerto dai Titoli di Stato, ha tuttavia continuato a prevalere. Tra gli investitori, il grosso dei portafogli è risultato carico di bond e titoli governativi italiani (47%) seguiti da investimenti immobiliari (22%), con appena un 9% di azioni (inferiore rispetto all'11% del 2023), mostrando una scarsa diversificazione del rischio.

Guardando poi alla propensione all'investimento per fasce d'età, persiste il "paradosso" dell'investimento a lungo termine, dove sebbene un giovane sia il soggetto più indicato per investire in azioni, dalle evidenze della ricerca risulta che l'azionario cresce d'attrattività con l'avanzare dell'età. Analogamente, i giovani si mostrano meno interessati (e meno a conoscenza) di strumenti ritenuti ideali per iniziare il proprio percorso di pianificazione finanziaria e investimento di lungo periodo: i Piani di Accumulo (PAC).

Guardando invece ai trend relativi agli strumenti di investimento, negli ultimi anni abbiamo assistito ad un progressivo sviluppo della digitalizzazione della finanza. Ad oggi, oltre il 40% di Boomer e GenX si avvale del banking online, mentre tra i più giovani questo strumento è affiancato e, nel caso della GenZ, superato dal trading on line e dall'acquisto di crypto valute. Anche in questo caso ci ritroviamo dinanzi a un paradosso, dove le generazioni più giovani e con un livello di conoscenza finanziaria più limitato investono spesso in strumenti ad altissimo rischio in maniera del tutto inconsapevole.

(Foto: Towfiqu barbhuiya on Unsplash)
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