(Teleborsa) -
Con gli incassi derivanti dal Concordato preventivo biennale, attualmente stimati in 1,3 miliardi, sarebbe possibile ridurre l’aliquota IRPEF di un solo punto percentuale, dal 35% al 34%. Questa operazione costerebbe circa 1,2 miliardi di euro. Per un taglio di due punti, dal
35% al 33%, ne servirebbero invece circa 2,5. In entrambi i casi, la platea dei beneficiari è ampia e pari a circa 11 milioni di contribuenti. Sono le stime della Fondazione nazionale dei commercialisti, che ha calcolato anche gli effetti che le due ipotesi produrrebbero sia per i lavoratori dipendenti (per i quali va considerato anche il nuovo taglio del cuneo fiscale contemplato nella legge di bilancio 2025), sia per autonomi e pensionati, ai quali, invece, il taglio del cuneo non si applica.
Per i lavoratori dipendenti i risparmi, cumulando taglio del cuneo e riduzione aliquota, scatterebbero solo a partire dalle retribuzioni lorde superiori a 35 mila euro. Sotto questa cifra per alcuni gli effetti sarebbero leggermente negativi. Tutti con il segno più invece gli effetti per autonomi e pensionati, anche se con risparm
i, specie per i redditi tra i 30 e i 35mila euro, molto contenuti.I commercialisti calcolano anche gli effetti del nuovo cuneo fiscale (una perdita su base annua per alcuni ma una platea più ampia) e rilanciano anche la loro proposta alternativa, ossia quella di utilizzare gli incassi del concordato preventivo per alzare a 56mila euro il limite del secondo scaglione IRPEF. Anche questa operazione, come il taglio di un punto dell’aliquota IRPEF, costerebbe circa 1,2 miliardi.
TAGLIO IRPEF PER I LAVORATORI DIPENDENTI - Nell’ipotesi di taglio di un punto percentuale (dal 35% al 34%) dell’aliquota del secondo scaglione IRPEF, per i lavoratori dipendenti, considerando il nuovo cuneo fiscale, i risparmi arriverebbero per quanti hanno una retribuzione lorda superiore a 35mila euro. Ad esempio, in corrispondenza di una retribuzione lorda pari a 40mila euro il risparmio è pari a 543 euro su base annua, mentre quelli tra 30 e 35mila euro farebbero registrare un segno meno (rispettivamente -101 euro e -145 euro su base annua).
Stesse dinamiche, secondo le simulazioni dei commercialisti, nell’ipotesi di un taglio di due punti dell’aliquota IRPEF (dal 35% al 33%): più 627euro per le retribuzioni lorde pari a 40mila euro e -101 e -107euro per quelle pari a 30 e 35mila euro.
TAGLIO IRPEF PER AUTONOMI E PENSIONATI - La Fondazione nazionale dei commercialisti ha calcolato anche gli effetti del taglio dell’IRPEF su autonomi e pensionati, ai quali non si applica il taglio del cuneo fiscale. In questo caso ci sono risparmi per tutte le fasce di reddito. Per i redditi compresi tra 30 e a 35 mila euro, però, si tratta di cifre molto contenute: 20 euro all’anno nel caso del taglio di un punto percentuale della seconda aliquota IRPEF e 40 euro l’anno nel caso del taglio di due punti percentuali.
AUMENTO DEL LIMITE DEL SECONDO SCAGLIONE IRPEF - I Commercialisti hanno anche stimato gli effetti derivanti dalla loro proposta di utilizzare gli incassi derivanti dal concordato preventivo biennale per alzare il limite del secondo scaglione. Se le risorse disponibili fossero quelle attualmente stimate pari a 1,3 miliardi derivanti dagli incassi del concordato preventivo biennale, allora sarebbe possibile innalzare il limite del secondo scaglione Irpef non oltre 56 mila euro con guadagni massimi fino a 480 euro. Se, invece, si rendessero disponibili risorse fino a 2,5 miliardi di euro, le stesse cioè necessarie per ridurre di due punti l’aliquota del secondo scaglione di reddito, allora si potrebbe innalzare il limite del secondo scaglione Irpef fino a 65 mila euro con guadagni massimi fino a 1.200 euro.
LA MANOVRA SUL CUNEO FISCALE - La Fondazione nazionale ha infine stimato gli effetti derivanti dalle modifiche al cuneo fiscale introdotte dalla legge di bilancio 2025. Nelle simulazioni è stata presa in considerazione una retribuzione lorda di 43 mila euro che corrisponde a un reddito imponibile di 39.048 euro. Il cuneo fiscale 2024 consente un vantaggio fiscale che arriva fino a 1.183 euro per i lavoratori dipendenti con retribuzione lorda fino a 35 mila euro. Il cuneo fiscale 2025 assegna loro un vantaggio di 1.000 euro, pari esattamente all’ulteriore detrazione spettante ai redditi da lavoro dipendente tra 20.001 e 32 mila euro. Il nuovo cuneo fiscale determina quindi una leggera perdita pari, su base annua, a 183 euro (circa 15 euro su base mensile). Per contro, però, aumenta la platea dei beneficiari dal momento che, con la Legge di bilancio 2025, sono inclusi anche i lavoratori dipendenti con una retribuzione lorda superiore a 35 mila euro e fino a 44.048 euro.
Per il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti,
Elbano de Nuccio “è arrivato il momento di avviare un graduale processo di alleggerimento del carico fiscale anche per il ceto medio. La nostra proposta di alzare a 56mila euro il limite della seconda aliquota sarebbe pienamente sostenibile con gli incassi finora ottenuti dalle adesioni al concordato. L’asticella dei 56mila euro potrebbe inoltre essere portata anche più su nel caso venisse confermata una riapertura del concordato preventivo, una scelta che riteniamo utile e che potrebbe portare altri soldi nelle casse dello Stato da destinare ad una riduzione del carico fiscale”.