(Teleborsa) - Con
Donald Trump a un passo dalla vittoria alle presidenziali americane sarà interessante vedere come reagiranno i mercati, non solo quelli azionari e obbligazionari. Un esempio è rappresentato dal mercato delle
criptovalute, già da alcune settimane in fermento in vista del voto americane con il
Bitcoin che non è arrivato a stabilire il suo record storico per poche centinaia di dollari. Se è normale che con l’avvicinarsi di un appuntamento tanto importante, l'aumento delle chance di vittoria per l'ex presidente ha infiammato ulteriormente il settore.
Durante la campagna elettorale anche la candidata democratica,
Kamala Harris, si è espressa a favore delle criptovalute, ma Trump ha più volte apertamente sostenuto il settore anche in passato, cosa che Kamala Harris non ha mai fatto. "Per fare un esempio, si pensi alla proposta di istituire riserve di asset digitali negli Stati Uniti. Non è un caso, quindi che il prezzo del Bitcoin abbia mostrato una forte correlazione con l’andamento di Trump nei sondaggi nel corso dei mesi, pari a 0,83 su Polymarket e 0,89 su Kalshi", ha fatto notare
Adrian Fritz, Head of Research di 21Shares.
La quasi certa vittoria di Trump impatterà inevitabilmente anche il
mercato valutario. Secondo Ebury, società fintech specializzata in pagamenti e incassi internazionali, con il repubblicano alla Casa Bianca il
dollaro ne trarrà vantaggio. "La riduzione delle tasse e l'aumento
dei prezzi delle importazioni potrebbero far salire l'inflazione statunitense – ha spiegato in un rapporto dedicato alle elezioni americane –. La crescita degli Stati Uniti potrebbe essere più elevata nel breve termine, ma incerta nel lungo periodo. I mercati sconterebbero un aumento dei tassi della Federal Reserve. L'aumento dell'incertezza geopolitica scatenerebbe una fuga verso i beni rifugio".
Al contrario, a soffrire potrebbero essere le
valute Asiatiche legate all'economia cinese. "La crescita Cinese potrebbe rallentare a causa dei dazi", costringendo la Banca Centrale cinese a intervenire per sostenere il
Renminbi cinese e ridurre le sofferenze.
Infine, attenzione puntata anche sull'andamento delle
riserve auree e le conseguenze sul
prezzo dell'oro. UBP ha ricordato che dall'inizio dell'anno, il prezzo è aumentato di quasi il 40%, sovraperformando tutti i principali indici azionari dei mercati sviluppati, persino l'S&P 500. "Si tratta di una performance molto forte in un periodo di tempo molto breve e gli investitori sono comprensibilmente scettici riguardo a potenziali guadagni futuri. Noi di UBP manteniamo una posizione estremamente costruttiva sull'oro e riteniamo che nei prossimi anni possa salire a livelli superiori a 3.000 dollari l'oncia. Questa posizione è supportata da diversi fattori", ha però commentato
Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée.
Tra le ragioni alla base della decisione di UBP di tenere tale posizione c'è anche la convinzione che la decisione dei governi delle economie avanzate di mantenere enormi deficit di bilancio porterà a livelli più elevati di
inflazione tendenziale che sosterrà un ulteriore rialzo dell'oro. Inoltre, i
rischi geopolitici rimangono elevati e questo rimarrà un problema persistente nel lungo periodo. "Queste preoccupazioni geopolitiche hanno già indotto le banche centrali dei mercati emergenti ad aumentare considerevolmente le proprie riserve auree e riteniamo che ciò continuerà a sostenere il prezzo dell'oro nei prossimi anni", ha sottolineato Kinsella.