(Teleborsa) - La finanza è il motore di ogni sistema economico-produttivo e poiché le risorse governative sono limitate, nel settore biotech devono essere destinate prioritariamente a tecnologie e progetti di ricerca avanzati e orientati all'internazionalizzazione. È quanto emerge dal rapporto ad interim del
Tavolo di Lavoro per l'Internazionalizzazione delle Imprese nel settore delle Biotecnologie presso il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Concentrando gli investimenti sulle Imprese Biotecnologiche Emergenti (IBE) di interesse nazionale, si favorirà lo
sviluppo di un ecosistema biotech italiano robusto e attrattivo per investitori internazionali e multinazionali, si legge nel rapporto, presentato oggi da Pierluigi Paracchi, membro del Comitato Esecutivo di Federchimica-Assobiotec e fondatore di
Genenta, unica società italiana quotata sul Nasdaq.
"Con la pandemia, le biotecnologie sono state elevate a tecnologie strategiche dai principali paesi leader a livello globale - ha commentato Paracchi, moderatore del Tavolo -
L'Italia, con il suo patrimonio scientifico, deve assicurarsi che queste innovazioni trovino rapida e concreta applicazione, rimanendo al contempo asset nazionali. Al tempo stesso, l'internazionalizzazione del settore, la collaborazione con i paesi partner e l'attrazione di investimenti esteri sono il perno per garantire una crescita competitiva. Gli investimenti governativi, sia diretti sia tramite l'intermediazione delle agenzie governative, dovrebbero concentrarsi su operazioni strategiche di dimensioni competitive, allineandosi agli standard internazionali dei paesi che già guidano il settore".
Il
sistema di venture capital deve riconoscere la differenza tra Paesi con leadership tecnologica consolidata e Paesi follower, viene spiegato. Nei primi, il capitale di rischio stimola innovazione e crescita interna, mentre nei secondi, come l'Italia,
rischia di diventare un mezzo per il trasferimento di tecnologie verso i Paesi leader anziché sostenere l'ecosistema locale. È quindi necessario riformare la strategia di sostegno al venture capital per creare un ambiente che attragga capitali per lo sviluppo tecnologico e incentivi le imprese a radicarsi e crescere nel proprio Paese evitando il cosiddetto fenomeno del Company Flight. Questo richiede un ripensamento dei finanziamenti pubblici, promuovendo politiche per la sostenibilità a lungo termine dell'innovazione locale e la creazione di un ecosistema tecnologico autosufficiente. Il trasferimento tecnologico necessita non solo di finanziamenti, ma anche di strutture e sistemi per la sperimentazione preclinica e clinica e la ricerca industriale e relative applicazioni, fondamentali per lo sviluppo delle innovazioni.
Il report sostiene che le
agenzie governative dovrebbero privilegiare gli investimenti diretti, strategici e di grandi dimensioni, mentre i fondi terzi supportati dalle medesime agenzie (attraverso gli investimenti indiretti) dovrebbero concentrarsi maggiormente sugli investimenti TT (Tech Transfer), PoC (Proof of Concept) e di series A, investimenti più numerosi e complessi che giustificano l'esternalizzazione a terze parti e il riconoscimento delle commissioni di gestione.
Inoltre, si dovrebbero
raggiungere soglie di investimenti governativi in linea con i principali ecosistemi globali. Ad esempio, nell'area di Boston nel 2023 l'investimento medio in fase di avviamento è stato di 10 milioni di dollari e la series A media di 53 milioni di dollari per azienda. Sul fronte della velocità di impiego del capitale governativo, viene sottolineato che la ricerca è una competizione, chi arriva per primo vince; e i pazienti hanno bisogno di cure.
I
capitali delle agenzie governative devono essere pazienti, con un orizzonte temporale allineato ai tempi di sviluppo del settore: ad esempio 15 anni, come il caso della politica di investimento del Fondo della NATO (NATO Innovation Fund).
Inoltre, occorre sostenere la crescita delle aziende
attraverso il mercato azionario (IPO) per mantenere le aziende in Italia (asset protection) e lasciare la leadership ai fondatori. Prevedere che i fondi VC possano investire in IBE che sono quotate anche attraverso interventi sul mercato secondario. Viene indicato anche di sostenere lo sviluppo e la nascita di fondi terzi indipendenti con il co-investimento delle agenzie governative, non solo cercando di moltiplicare gli investimenti in Italia, ma anche favorendo i gestori che hanno dimostrato o mirano a sviluppare l'ecosistema nazionale, le uscite attraverso il mercato azionario (IPO) e il controllo dei fondatori.
Infine, è necessario
attirare fondi d'investimento esteri sia co-investendo attraverso le agenzie governative, sia favorendo quei fondi in grado di portare nuove risorse dall'estero, e incoraggiare il corporate venture con il fine di consentire l'inclusione nell'Elenco Speciale delle Imprese Biotecnologiche Emergenti (ESIBE) di società sostenute da corporate, anche se non si qualificano come PMI secondo le definizioni dell'UE.
(Foto: Photo by National Cancer Institute on Unsplash)