(Teleborsa) - Da "Step up" a "Step forward". Dopo l'esplosione del credito deteriorato nel periodo 2008-2015 e la "nuova ondata" innescata dalla crisi pandemica, dallo scorso anno, sul fronte del tasso di deterioramento del credito delle banche, l'Italia continua a fare passi in avanti. Il nostro Paese evidenzia, infatti, una tendenza opposta alla media europea facendo registrare una significativa riduzione dello stock Npe che cala di 5,1 miliardi di euro tra il primo trimestre 2023 e il giugno 2024. Inoltre, le banche italiane significative evidenziano una importante riduzione dello stage 2 ratio che passa dall'11,5% di fine 2023 al 9,4% di giugno 2024, azzerando il gap con la media europea. È quanto emerge dal
"Market Watch Npl" elaborato dall'Ufficio Studi di Banca Ifis, presentato oggi a Villa Erba, a Cernobbio, in occasione della
tredicesima edizione del Npl Meeting, l'annuale appuntamento dedicato all'industria del credito deteriorato intitolato, quest'anno,
"Step Forward".Nel
primo semestre del 2024, – rileva il report – lo
stock complessivo di Non performing exposures (Npe) delle banche europee significative è
aumentato di 16 miliardi di euro, passando dai 357 miliardi di euro del marzo 2023 ai 373 miliardi di euro del giugno 2024. Contestualmente, è aumentato di 11bps anche l'Npe ratio, ovvero il rapporto tra il credito deteriorato e lo stock dei finanziamenti, che è passato dall'1,75% dell'inizio 2023 all'1,86% del giugno 2024. A determinare questi numeri hanno contribuito principalmente gli
aumenti del deteriorato registrati nel periodo dalle banche tedesche (+9,4 miliardi di euro)
e francesi (+8,8 miliardi di euro). Inoltre, il generale quadro di incertezza economica e le tensioni inflattive hanno portato ad un
moderato aumento del costo del rischio per le banche significative della UE: questo ha raggiunto la soglia dello 0,51% al 30 giugno 2024, dopo aver raggiunto il livello di 0,57% nel primo trimestre ovvero il livello più alto da fine 2020.
L'analisi condotta da Banca Ifis ha approfondito lo stato di salute dell'industria europea del credito al termine di un quinquennio caratterizzato da diverse tensioni economiche e geopolitiche: dalla pandemia del 2020 allo scoppio dei conflitti bellici in Ucraina e Medio Oriente, fino alle tensioni inflattive e alla conseguente stretta monetaria applicata dalle banche centrali. Il dato principale che emerge è quello relativo al
rilevante calo dello Stage 2 Ratio delle banche significative italiane (9,4% al primo semestre 2024), che hanno sostanzialmente azzerato il gap con la media dell'Unione Europea. A livello prospettico, lo Stage 2 Ratio è previsto in moderato
aumento tra la fine di quest'anno e il 2026, con l'Italia che dovrebbe mantenersi su livelli in linea con quelli della media europea.
In questo contesto, l'Italia si dimostra in controtendenza rispetto alla media UE, grazie soprattutto al
percorso di de-risking intrapreso dalle banche italiane e alle politiche pubbliche di sostegno alle imprese. L'analisi dell'Ufficio Studi di Banca Ifis evidenzia, infatti, come nel secondo trimestre 2024 lo
stock degli Npe delle banche significative italiane sia
diminuito di 5,1 miliardi di euro rispetto all'inizio del 2023, consolidando così un andamento sull'intero sistema bancario italiano che dal 2015 al 2024 dovrebbe far segnare una riduzione di circa 290 miliardi di euro. Un risultato questo – spiega il report – "della proficua collaborazione tra le banche e il comparto specializzato del credito deteriorato". Anche per questo motivo, i
volumi transati di Npe fanno registrare un costante decremento: nel 2024, si stima saranno transati circa 24 miliardi di euro di Npl e Utp. Il mercato continuerà a rimanere attivo nel biennio 2025-2026 durante il quale si stimano volumi di transato Npl pari a circa 18 miliardi di euro annui e di circa 5 miliardi di euro di UtP, che consentiranno di mantenere l'Npe ratio delle banche intorno alla soglia del 3%. Il minor numero di volumi transati sta portando ad un contenuto aumento dei prezzi dei portafogli. Il miglior stato di salute del sistema bancario italiano rispetto a quello degli altri Paesi europei è evidenziato inoltre dall'andamento dei crediti bancari classificati in stage 2.
Volgendo lo sguardo allo
stock totale (banche e investitori) di Npe in Italia si stima una
riduzione di circa 71 miliardi di euro dal 2015 al 2024, calo che si stima diventerà di 84 miliardi di euro nel 2026, pari a un -23% a livello di sistema, grazie all'attività di gestione degli operatori specializzati.
"Il sistema bancario italiano è stato in grado di gestire le sofferenze in modo molto migliore rispetto a quello degli altri Paesi europei, anche grazie ai processi industriali dei crediti in sofferenza e alla loro gestione razionale – ha affermato il
sottosegretario all'Economia Federico Freni in videocollegamento con l'Npl Meeting 2024 di Banca Ifis –. Il mercato degli Npl ha avuto sorti alterne e alterna considerazione da parte della politica perché purtroppo non è stato considerato nella sua industrialità. Troppo spesso è stato visto soltanto per il coefficiente sociale del credito, considerato come un problema e mai come un'opportunità. La sofferenza del credito è fisiologica e non esiste una massa creditoria senza un coefficiente di sofferenza, connaturato alla struttura del credito".
Il Market Watch Npl ha, inoltre, analizzato le
variazioni di performance dei portafogli Npl con rating DBRS e/o Scope Ratings. In particolare, l'analisi si è concentrata sulla variazione della recovery curve: dei 46 portafogli analizzati, solo 6 hanno evidenziato una riduzione positiva dei tempi di lavorazione (in media meno 3 mesi), mentre per gli altri 40 hanno si stimano almeno 10 mesi in più di lavorazione necessaria rispetto alla pianificazione iniziale. In totale, l'analisi dei 46 portafogli evidenzia una tempistica di lavorazione più lunga di 8 mesi su una media di 50 mesi.
Infine, l'analisi si è concentrata sulla mappatura per area geografica dell'andamento del
tasso di deterioramento dei prestiti di famiglie e imprese italiane. Dopo anni caratterizzati da un significativo gap tra nord, centro e mezzogiorno d'Italia, a fine marzo 2024 si registra una sostanziale convergenza dei tassi di deterioramento: il nord Italia fa registrare un tasso medio dell'1%, mentre centro e sud Italia si attestano all'1,4%.
Nel suo discorso di apertura il
presidente di Banca Ifis, Ernesto Fürstenberg Fassio, ha posto l'accento sulla
reinclusione finanziaria illustrando l'approccio della banca orientato al social banking. "L'industria Npl ha fatto un cambio di passo prendendo piena consapevolezza del proprio ruolo non solo nel costruire un sistema più sostenibile per tutti, ma anche nel favorire la reinclusione finanziaria dei soggetti fragili attraverso modelli di recupero sostenibili. Adesso serve fare un 'salto in lungo' in questa direzione – ha dichiarato Fürstenberg Fassio –. Bisogna rafforzare ulteriormente l'approccio di tutti i player dell'industria del credito deteriorato nella direzione del 'social banking', che richiede alla base rispetto reciproco nel rapporto che le banche e gli operatori hanno con i clienti-debitori. Il dialogo deve tenere conto delle esigenze delle persone per definire piani di recupero sostenibili. Il 'salto in lungo' nella direzione della sostenibilità sociale richiede uno sforzo di tutti, anche delle istituzioni europee – ha proseguito il presidente di Banca Ifis –. La
normativa in materia di calendar provisioning, ad esempio, rischia di compromettere gli sforzi profusi, poiché impone di svalutare integralmente i crediti "vintage" e, quindi, di recuperare necessariamente entro tre anni, 'scaricando' la pressione del recupero sui debitori. Sarebbe auspicabile un intervento modificativo, a livello europeo, che permetta ai debitori di rientrare anche nel caso di abbassamento del reddito – per esempio, modificando i piani di pagamento – e alle banche di giocare un ruolo diverso da quello del 'recuperatore opprimente' in ottica di reinclusione finanziaria. L'attenzione ai nostri clienti-debitori richiede strumenti normativi più utili anche in questo senso. C'è bisogno, insomma, di creare i presupposti per operare in condizioni di 'sano equilibrio', così da prevenire possibili conseguenze negative per il sistema, gli operatori e i debitori".
L'economia italiana resiliente, ma – avverte il
presidente di Banca Ifis – non bisogna abbassare l'attenzione". "La riduzione dei tassi ufficiali – ha spiegato
Fürstenberg Fassio – potrà proseguire con gradualità, accompagnando il ritorno dell'inflazione all'obiettivo, se gli andamenti macroeconomici rimarranno in linea con le attese della BCE. Ciò permetterà alle imprese di rilanciare produttività e investimenti, che sono il nostro passaporto per il futuro: tecnologia e innovazione sono, infatti, fondamentali per rimanere competitivi sui mercati internazionali. Questo comporterà un effetto positivo anche sulle persone che vedranno una minore pressione sui bilanci famigliari, sia per le spese quotidiane sia per l'effetto su piani di rimborso che torneranno a essere più sostenibili. Non dobbiamo abbassare il livello di attenzione, ma rispetto a questo contesto ancora incerto e mutevole sono cautamente fiducioso che, se sapremo 'fare sistema', l'Italia potrà continuare a esprimere tutto il proprio valore sui mercati internazionali e creare le occasioni per una crescita virtuosa di lungo periodo, non solo economica, ma anche sociale".
"L'analisi del nostro Ufficio Studi evidenzia un incremento dello stock di Npe e dell'Npe ratio a livello europeo, in controtendenza rispetto a quanto avviene sul mercato italiano, dove invece diminuisce. Si tratta – ha sottolineato
Frederik Geertman, amministratore delegato di Banca Ifis – di una ulteriore conferma dell'eccellente lavoro svolto dalle banche italiane e dagli operatori dell'industria del credito deteriorato. Dal 2015 in poi, questi ultimi hanno saputo accompagnare con efficacia il sistema bancario liberando sofferenze e permettendo la generazione di nuovo credito. Oggi, davanti a un contesto macroeconomico incerto, l'industria deve adattarsi rapidamente ai cambiamenti di contesto normativo e di mercato. I minori nuovi flussi attesi di credito deteriorato portano ad una necessaria valorizzazione di quanto già presente sul mercato, che richiede anche l'ottimizzazione dei portafogli in essere. La reinterpretazione della strategia e il vivace mercato secondario stanno permettendo all'industria del credito deteriorato di continuare il proprio lavoro, aiutando le banche a mantenere l'Npe ratio intorno la soglia del 3% raggiunta lo scorso anno".
L'evento ha visto, tra gli altri, l'intervento istituzionale di
Yannis Stournaras, membro del Consiglio Direttivo BCE e Governatore Banca di Grecia e un confronto strutturato in
tre tavole rotonde. La prima, incentrata sull'orientamento dell'industria nei confronti del recupero sostenibile come forma di autoregolamentazione, ha offerto i punti di vista di
Simona Arduini, vicepresidente di Banca Ifis e membro dello steering committee Social Banking NPL;
Francesco Minotti, amministratore delegato e direttore generale di Mediocredito Centrale;
Tomasz Kurr CEO di Kruk Italia e presidente di Agecredit; e Harry Vranjes, CEO di Hoist Finance. A seguire, un panel dedicato all'impatto dei criteri ESG sul business Npl ha visto gli interventi di
Mario Calderini, docente presso la School of Management del Politecnico di Milano, e di
Ida Mercanti, vice capo del Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d'Italia. Infine, una terza tavola rotonda ha messo a confronto sull'evoluzione strategica del mercato degli Npl
Manuela Franchi, CEO di DoValue Group;
Andres Rubio, CEO di Intrum;
John Priest, head of COAC Europe & Australia di Cerberus; e
Andrea Munari CEO di AMCO.