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Operai all'Opera, a Roma le mastranze cantano

Ma nella realtà c'è poco da ridere

Cultura, Economia
Operai all'Opera, a Roma le mastranze cantano
(Teleborsa) - Nel gioco del "facciamo finta che" tanto amato dai bambini in età prescolare, non ci sarebbe niente di strano se a salire sul palco, per una volta, non fossero attori e cantanti professionisti ma operai, carpentieri, truccatori, scenografi e costumisti che di solito lavorano dietro le quinte. E non sfigurerebbero affatto, perchè a forza di sentir cantare e recitare, quelle parole e quelle canzoni le hanno imparate anche loro.

Ecco allora che sabato 28 settembre, nel cuore della periferia romana, accade proprio questa magia: le maestranze (che in realtà sono interpretate da dieci bravissimi attori e cantanti accompagnati dall’orchestra diretta dal M° Francesco Leineri) metteranno in scena una versione rivista e semplificata della Turandot di Puccini, nell'anno del centenario della scomparsa del grande Maestro.

Lo spettacolo si chiama proprio "Operai all'Opera" ed è ideato da Fabio Morgan e realizzato da E45 in dialogo con La Città Ideale: punta, oltre che a sensibilizzare l'opinione pubblica ricordando chi è che fisicamente rende possibile la magia del teatro (così come del cinema, della tv e di tanto altro), anche a portare la cultura dell'opera lirica nei luoghi dove la cultura è più difficile e salvifica.

Uno spettacolo gratuito, che inizierà alle 18.30 e che condurrà il pubblico all’interno della trama e degli snodi musicali dell’Opera Lirica con uno sguardo nuovo ed inedito: quello del dietro le quinte, delle maestranze, gli operai del titolo che animano il retropalco e che in questa versione, su quel palco, diventeranno finalmente protagonisti.

Ma chi sono nella realtà i lavoratori dello spettacolo? Quelli censiti dall'Inps in Italia sono 367.535: la loro condizione è descritta nel lavoro "Lavoro e tempi dello spettacolo: uno studio sullo statuto giuridico dell’artista" di Micaela Vitaletti, docente di diritto del lavoro all’Università di Teramo. La retribuzione media di questi lavoratori è di 11.299 euro annui, per un numero media di 95 giornate di lavoro: è un settore in sofferenza, per il quale non sono bastate le misure pandemiche e che vede nella bassa retribuzione e nella precarietà i suoi problemi principali.

La categoria lavoratori dello spettacolo è molto ampia: ne fanno parte gli artisti ma anche le maestranze, quell'insieme di operai super specializzati che lavorano per allestire palcoscenici televisivi e musicali, scenografie teatrali, costumi, trucco e parrucco e tutto quello che serve perchè la magia abbia inizio. Il termine maestranza contiene già in sé la sapienza: si chiamano così i lavoratori che sono maestri di altri, che possono insegnare il mestiere ad apprendisti e garzoni di bottega. Un mestiere che è artigianale, fatto di sensibilità e di esperienza e che non può essere facilmente rimpiazzato: non c'è Intelligenza Artificiale che possa vincere l'Academy Award for Best Costume Design o anche il David di Donatello per costumi e scenografie.

Già nel 2017, in una ricerca condotta dalla Fondazione Di Vittorio insieme alla Slc Cgil, le retribuzioni dei lavoratori dello spettacolo apparivano bassi, così come l’entità e la quantità dei contributi versati ed emergevano altri profili di criticità come le prove non pagate, il lavoro in nero, la necessità di svolgere un altro lavoro al di fuori dell’ambito dello spettacolo (per il 40% degli intervistati). Numeri che se confrontati con quelli di oggi non smettono di stupire: nel 2023, anche a fronte di si è un lieve aumento della retribuzione media nell’anno (+0,2%), si è registrata una riduzione del numero medio di giornate retribuite (-1,1%).

Al Festival del Cinema di Venezia i lavoratori del cinema hanno messo in scena una protesta su diversi fronti: "siamo ai titoli di coda", recitavano i cartelloni, riferendosi sia al contratto delle troupe, scaduto nel 1999, ma anche all'ennesimo rinvio dell'approvazione del nuovo Codice dello Spettacolo, passato oggi nella mani del nuovo Ministro della Cultura Giuli e che tra i tanti temi affronta anche quello della indennità di discontinuità, una misura introdotta da poco che copre solo una piccolissima parte della platea che, senza poter accumulare i giorni necessari, non può accedere neanche alla Naspi (indennità di disoccupazione).

A Roma, davanti alle case popolari di Torrevecchia, gli Operai all'Opera ci ricordano come è affascinante e straordinario il mondo delle maestranze artistiche; e soprattutto che senza di loro, niente di tutto quello che ha fatto grande la cultura italiana nel mondo, come ad esempio l'opera lirica, esisterebbe.

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