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Poste, via libera del Cdm alla privatizzazione: al MEF resterà quota superiore al 50%

Economia
Poste, via libera del Cdm alla privatizzazione: al MEF resterà quota superiore al 50%
(Teleborsa) - Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato in via definitiva il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che regolamenta l'alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal MEF in Poste Italiane. È quanto riporta il comunicato di Palazzo Chigi sul Consiglio dei ministri. La cessione della quota Mef dovrà comunque "determinare il mantenimento di una partecipazione dello Stato al capitale di Poste Italiane, anche per il tramite di società direttamente o indirettamente controllate dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, superiore al 50%".

Secondo Raffaele Roscigno, segretario generale del Slp Cisl, "è positivo che il Ministero dell'Economia abbia confermato oggi che lo Stato non scenderà sotto la soglia del 50 per cento nella quota di proprietà di Poste Italiane". "È stata questa – ha aggiunto – la battaglia del Slp Cisl in questi mesi con il sostegno prezioso della Confederazione. Bisogna salvaguardare il grande patrimonio pubblico rappresentato dall'azienda postale, mettendola al riparo da eventuali scalate di multinazionali o di investitori selvaggi". "Le Poste sono oggi la più grande azienda a capitale pubblico del paese con migliaia di dipendenti. Lo stato ed governi devono proteggere questo patrimonio, investire nelle Poste per difendere l'occupazione e rilanciare il ruolo pubblico di questa azienda più che mai strategica per la crescita ed il futuro del nostro paese", ha concluso il sindacalista.

Totalmente contraria alla privatizzazione invece Cgil e Slc che hanno definito l'operazione "miope e malsana". "Gli asset strategici che portano ricchezza al Paese – hanno affermato in una dichiarazione congiunta il segretario confederale Cgil, Pino Gesmundo, ed il segretario nazionale di Slc, Nicola Di Ceglie – non si vendono, ed è sbagliato metterli in gioco per fare cassa". Per i due sindacalisti "queste scelte sono frutto di un paese oramai allo sbando sul piano economico e industriale, una condizione confermata da tutti gli indicatori statistici. E la risposta non può essere di così corto respiro e di ricorso alle privatizzazioni". "Ci sono asset di grande importanza per lo sviluppo della nostra economia che ora rischiano di andare nelle mani di fondi speculativi stranieri che hanno ben altri obiettivi che non la crescita del Paese", hanno aggiunto

(Foto: © GoneWithTheWind / 123RF)
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