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Archeologia, turismo e università: tre pilastri (anche) dell’economia italiana

A Lecce dal 13 al 28 luglio, ”Shahr-i Sokhta. Quando il mito diventa storia”

Cultura, Economia
Archeologia, turismo e università: tre pilastri (anche) dell’economia italiana
(Teleborsa) - Oltre 15 milioni di persone, provenienti da tutto il mondo, ogni anno visitano i luoghi archeologici italiani, tra siti, monumenti e musei: in tutto si tratta di più di 2.500 siti. Su 911 siti tutelati dall’Unesco in tutto il mondo, il 5% sono italiani, ben 44: nessun altro paese, dati alla mano, ne ha così tanti.

Secondo la ricerca "Io sono cultura", anno 2023, dell’associazione Symbola, in Italia la spesa complessiva sostenuta da turisti con consumi culturali (che include l’alloggio, ma anche le altre spese sul territorio) ha sfiorato i 35 miliardi di euro nel 2022, pari al 44,9% della spesa turistica complessiva.

Bastano questi numeri per comprendere che il turismo culturale è fondamentale per l’economia del paese: in questo contesto si inserisce la Terza Missione delle Università, intesa come l’insieme delle attività con le quali le università e gli enti di ricerca entrano in relazione diretta con la società, l’economia e la cultura del territorio in cui operano.

Con la terza missione, infatti, l’università è in grado di valorizzare i prodotti della didattica e della ricerca, favorendo il dialogo, lo scambio e lo sviluppo reciproco tra l’università stessa e gli stakeholder dei territori e dei contesti sociali di riferimento, per costruire una "società della conoscenza" (knowledge society).

All’interno di questo quadro, recentemente, si inserisce la mostra "Shahr-i Sokhta. Quando il mito diventa storia" che, dal 13 al 28 luglio 2024, presso il Monastero degli Olivetani di Lecce, ripercorre in anteprima italiana le tappe degli studi condotti sul sito UNESCO. Un progetto archeologico multidisciplinare che vede coinvolti, in quello che la comunità scientifica internazionale considera uno dei siti più significativi dell’intera Età del Bronzo, il Research Institute for Cultural Heritage and Tourism, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, l’Iranian Center for Archaeological Research e l’Università del Salento, sotto la direzione di Enrico Ascalone e Mansur Sajjadi.

La storia non smette mai di insegnarci qualcosa, anche dopo secoli: ecco dunque che in una delle 31 province iraniane, Sistan-va-Baluchistan, la ricerca storica ha fatto emergere le vestigia di una società incredibilmente moderna e pacifica, la cui matrice interculturale e in dialogo con il mondo ha suscitato vivo interesse nella comunità scientifica.

Nel sito archeologico di Shahr-i Sokhta, in Iran, già conosciuto come la Pompei d’Oriente, la collaborazione scientifica iniziata nel 2016 tra Enrico Ascalone, docente di 'Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico' presso l’Università del Salento, e Mansur Sajjadi dell’Iranian Center for Archaeological Research, direttore degli scavi nel sito sin dal 1997, ha portato alla scoperta dell’insediamento di una civiltà che durante l’Età del Bronzo visse in modo pacifico e cosmopolita, senza alzare muri o costruire armi, in aperto dialogo sia all’interno che all’esterno.

Si è giunti a queste conclusioni dopo un lungo percorso di studio ed analisi dei reperti, tra i quali spicca una tavoletta protoelamita con indicazioni contabili datata al 3000 a.C., che testimonia le complesse attività amministrative della città, ma anche materiali ponderali che si uniscono agli studi antropologici sulla necropoli del centro, alle ricerche archeozoologiche e alle indagini paleobotaniche che hanno rivelato dettagli inediti sulla vita quotidiana e l'organizzazione sociale di Shahr-i Sokhta.

Shahr-i Sokhta era dunque un centro privo di un’unica élite, in cui più gruppi etnici convissero insieme, organizzati in modo etarchico, pacifico e matrilineare, senza mura difensive e oggetti di offesa. Un modello di sviluppo alternativo a quello gerarchizzato e militarizzato conosciuto in Mesopotamia, Indo ed Egitto, che poi dovette collassare con l’inizio del secondo millennio a.C. per fattori climatici che misero fine almeno a tre delle grandi civiltà fluviali (Indo, Halil e Hilmand).

Una storia lunga 1500 anni, che viene ricostruita e resa fruibile al pubblico attraverso un attento e articolato percorso fotografico che sarà visitabile dal 13 al 28 luglio 2024 presso il Monastero degli Olivetani di Lecce, con la mostra "Shahr-i Sokhta. Quando il mito diventa storia".


(Foto: MAIPS (Multidisciplinary Archaeological International at Shahr-i Sokhta))
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