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EGM, ci sono le IPO ma manca la liquidità. Mercato "abbandonato" senza interventi strutturali

Il 2023 è stato un anno critico per il segmento di Borsa Italiana dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita. Gli operatori chiedono a gran voce interventi per il rilancio

Finanza
EGM, ci sono le IPO ma manca la liquidità. Mercato "abbandonato" senza interventi strutturali
(Teleborsa) - Dopo un 2021 spumeggiante per performance e nuove quotazioni e un 2022 che è stato un bagno di realtà in mezzo a forti tensioni geopolitiche e un'inflazione galoppante, il 2023 è stato l'anno in cui si è abbattuta la tempesta perfetta sull'Euronext Growth Milan (EGM), il mercato di Borsa Italiana dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita. L'ex AIM Italia si appresta a chiudere l'anno con un calo superiore al 11% per quanto riguarda l'indice FTSE Italia Growth, facendo peggio del segmento STAR (anch'esso in sofferenza ma con una variazione appena sopra il +2% YTD) e risultando in controtendenza rispetto al rally poderoso del FTSE MIB, che trainato dalle banche sta per terminare il 2023 con un rialzo del 27%. Oltre il 60% dei titoli dell'EGM ha un andamento negativo da inizio anno e il 12% ha perso più del 40%, mentre è pari a circa il 10% la percentuale dei titoli che hanno mostrato un rialzo superiore al 40%.

A concorrere a questa performance sono stati vari fattori. Alcuni sono comuni a tutte le borse, come l'innalzamento dei tassi di interesse, che ha portato a flussi dall'azionario all'obbligazionario, con alcuni paesi - come l'Italia con il BTP Valore - che hanno sfruttato il momento per ingolosire i piccoli risparmiatori con titoli di Stato a loro dedicati. Altri fattori sono propri del mercato italiano, uno su tutti il deflusso dai piani individuali di risparmio (PIR): secondo i dati di Assogestioni, nel secondo trimestre 2023 i PIR hanno registrato deflussi netti per quasi 610 milioni di euro, registrando una performance negativa per il quinto trimestre consecutivo, con prelievi cumulativi per oltre 2,1 miliardi di euro. Se si guarda alle ragioni dei riscatti dai fondi PIR, si può certamente ipotizzare che molti investitori, per via delle performance positive alla scadenza dei 5 anni (periodo di investimento minimo necessario per godere dei benefici fiscali sulle plusvalenze), abbiano deciso di incassare per poter indirizzare i propri risparmi verso altri fondi e mercati.

"Per avere un miglioramento del mercato EGM innanzitutto si deve fermare il rally dei bond, cosicché l'effetto spiazzamento si annulli e si abbia un flusso verso l'equity, e poi è necessario un ritorno dei PIR - da vedere in quale forma giuridica - e avere un assetto migliore di investitori istituzionali come in altri paesi - commenta Francesco D'Antonio, responsabile del Corporate Finance di Integrae SIM - Non ci vuole molto, basterebbe solo copiare la Francia, dove le cose funzionano".

L'insieme dei fattori sopra citati ha portato a un crollo non solo delle valutazioni, ma anche della liquidità, la cui carenza è stato il tema più sentito per gli operatori di mercato, che si trovano a doverci fare i conti nell'operatività quotidiana e nei nuovi investimenti. Il turnover mensile dell'EGM ha continuato a esse molto basso, con i mesi compresi tra maggio e ottobre 2023 che non hanno mai superato i 200 milioni di euro (i dati più negativi ad agosto e ottobre con 149 milioni di euro), secondo dati Euronext. Confrontando i primi 10 mesi dell'anno con lo stesso periodo del 2022, il calo è del 26%. "Il tema della liquidità è cruciale, ci ha penalizzato in maniera importante dal punto di vista della compliance, e ha influito sul fatto che abbiamo partecipato nell'ultima parte dell'anno a meno IPO, e non aggiunto grosse posizioni nuove ma difeso quelle che avevamo - racconta Antonio Amendola, Senior Fund Manager di AcomeA SGR - Affrontare il tema della liquidità a livello di sistema è quindi essenziale per far sì che non venga buttato all'aria il lavoro fatto sull'EGM, che rischia davvero di diventare non-investibile".

Nonostante questi problemi, il mercato EGM ha continuato a essere vivace in quanto a quotazioni, passaggi di listino e delisting. Al 20 dicembre 2022, sono 195 le società quotate su Euronext Growth Milan (di cui 11 sul Segmento Professionale). La capitalizzazione di mercato totale è di circa 7,6 miliardi di euro, mentre al 31 dicembre 2022 era di 10,6 miliardi di euro (prima della discesa del mercato e dell'uplisting del colosso Technoprobe). La capitalizzazione media è di 39 milioni di euro, mentre la capitalizzazione mediana è di 24,4 milioni di euro. L'ultima arrivata, BolognaFiere, è quella con la capitalizzazione maggiore (244 milioni di euro), seguita da Franchi Umberto Marmi (224 milioni di euro) e Sicily By Car (215 milioni di euro). Durante l'anno cinque società sono passate al listino principale (Technoprobe, Digital Value, Unidata, Cy4Gate e Comer Industries), due società risultano sospese (Agatos ed Enertronica) e ci sono stati sedici delisting.

Un dato che ha stupito in positivo, visto l'annus horribilis dell'EGM, è stato il numero di quotazioni. Contando anche le società che hanno presentato la domanda di pre-ammissione e che verosimilmente sbarcheranno a Piazza Affari entro il 31 dicembre, ci saranno 35 quotazioni sul mercato delle PMI, in crescita rispetto alle 26 del 2022 ma sotto le 44 del 2021. "Credo che quest'anno, nonostante tutti i problemi, si sia avuta la dimostrazione che questo mercato è forte - dice D'Antonio - Perché in un anno così difficile arriveremo a 35 quotazioni, un numero non così lontano dal record del 2021, mentre visto il contesto uno poteva aspettarsene la metà. Questo dimostra che il mercato è resiliente e che c'è una domanda molto forte di imprese che hanno bisogno di accedere al mercato dei capitali".

Le IPO del 2023
SocietàData IPORaccolta IPO
(mln di euro)
Deodato 25/01/2023 2,2
TMP Group 02/02/2023 4,5
Gentili Mosconi 07/02/2023 23
Valtecne 01/03/2023 5,5
Creactives Group 07/03/2023 1
Reway Group 08/03/2023 20
Cube Labs 21/03/2023 4,1
Ecomembrane 28/04/2023 15
RES 04/05/2023 10,8
Pasquarelli Auto 26/05/2023 5,2
Redfish LTC 30/06/2023 4,1
AATech 03/07/2023 1,6
International Medical Devices 07/07/2023 5,7
Green Oleo 11/07/2023 5,5
Riba Mundo Tecnología 28/07/2023 5,5
VNE 02/08/2023 3,1
Sicily by Car 03/08/2023 SPAC
iVision Tech 03/08/2023 2,0
Execus 04/08/2023 0,9
Porto Aviation Group 04/08/2023 1,6
Arras Group 04/08/2023 1,9
La Sia 09/08/2023 6
E-Globe 09/08/2023 5
Edil San Felice 27/09/2023 11,3
Elsa Solutions 28/09/2023 4,2
Emma Villas 29/09/2023 3,5
Valica 29/09/2023 1,8
Xenia Hotellerie Solution 06/11/2023 2,3
Sbe-Varvit 14/11/2023 25
BolognaFiere 20/12/2023 15
Cloudia Research 22/12/2023 4
Kruso Kapital 28/12/2023 TBA
Yakkyo 29/12/2023 TBA
Simone 29/12/2023 TBA
Lemon Sistemi 29/12/2023 TBA
I dati della raccolta comprendono l'opzione di over-allotment (se esercitata)

Nonostante il numero assoluto di IPO sia stato soddisfacente, non si può dire lo stesso della raccolta e delle valutazioni ottenute dalle società, che hanno spesso dovuto accettare compromessi valutativi per riuscire a sbarcare in Borsa. La raccolta totale è stata appena superiore a 201 milioni di euro (contando anche quella delle matricole di questa settimana, BolognaFiere e Cloudia Research), con una raccolta media di 6,7 milioni di euro e una raccolta mediana di 4,4 milioni di euro. Raccolte superiori a 10 milioni di euro sono state fatte solo da sei società (Gentili Mosconi, Ecomembrane, RES, Edil San Felice, SBE-Varvit e BolognaFiere).

Inoltre, nella maggioranza delle IPO il prezzo finale di offerta è stato al limite inferiore o addirittura al di sotto della forchetta valutativa comunicata inizialmente. "Il fatto che il prezzo d'offerta sia stato spesso nella parte bassa della forchetta dimostra che dal lato della domanda, ovvero da quello degli investitori, siamo un po' indietro rispetto ad altri paesi europei, perché ci sono pochi investitori istituzionali - afferma D'Antonio - Ad esempio, non c'è un fondo di fondi come avviene in Francia dove ce ne sono due, uno pubblico e uno di una grande banca-assicurazione. Se avessimo una platea di investitori maggiore, sarebbe più facile non far atterrare il prezzo nella parte bassa della forchetta".

Il tema valutativo non si pone però solo in IPO, perché i prezzi delle azioni sono scesi pesantemente anche per le società sbarcate negli anni scorsi, spesso senza notizie negative sul singolo titolo, ma per il circolo vizioso innescato dalla scarsa liquidità che attanaglia l'intero mercato. Con multipli bassi le aziende possono diventare preda del private equity, e anche quest'anno si sono visti esempi di soggetti stranieri che sono venuti a fare shopping a buon mercato sul listino delle PMI. "Nell'EGM hai la fortuna di trovare società growth a multipli value, anzi a volte anche distressed, con ovviamente il rischio che magari vengano delistate o siano preda di OPA - dice Amendola - Ma anni come questi ti fanno anche capire che l'EGM non è un mercato che si può approcciare "da turista" come è successo dopo il boom del 2021, perché c'è bisogna di investitori che lo seguano e seguano le aziende non solo nel momento dell'IPO, perché rimanere intrappolati in una società è un rischio concreto".

I delisting del 2023
SocietàDataMotivo
Nice Footwear 25/01/2023 OPA
Fabilia Group 02/02/2023 Mancanza EGA
Sababa Security 07/02/2023 OPA
Portale Sardegna 01/03/2023 Fusione
Finlogic 07/03/2023 OPA
BFC Media 08/03/2023 Decisione società
ReeVo 21/03/2023 OPA
Cover50 28/04/2023 OPA
Igeamed 04/05/2023 Decisione società
Labomar 26/05/2023 OPA
KI Group 30/06/2023 Mancanza EGA
Sebino 03/07/2023 OPA
Kolinpharma 07/07/2023 OPA
Digital360 11/07/2023 OPA
The Lifestyle Group 28/07/2023 Mancanza EGA
Mondo TV Suisse 02/08/2023 Fusione

Gli imprenditori si sentono così spesso impotenti davanti agli inesorabili ribassi delle società che controllano, nonostante magari il business continui a crescere e sia più grande e redditizio del momento in cui sono sbarcati in Borsa. Non va però dimenticato che la decisione di diventare una public company non si basa solo sulla raccolta iniziale e che il mercato vive delle fasi. "Oggi il consiglio agli imprenditori è di andare avanti per la loro strada, perché il mercato tornerà a prezzarli a multipli più giusti - afferma Corinna zur Nedden, amministratrice delegata di Ambromobiliare - Non bisogna poi dimenticare i vantaggi immateriali di essere quotati, che non possono essere misurati in maniera oggettiva ma sono altissimi, come ad esempio avere un rapporto di maggiore trasparenza e visibilità con le banche e con tutti gli stakeholder, o una più alta possibilità di attrarre talenti".

Intanto, l'ecosistema di sta muovendo per migliorare lo stato di salute dei mercati dei capitali italiani. Dopo il Ddl Capitali, un intervento a costo zero per le finanze pubbliche che si è concentrato maggiormente sui temi del voto plurimo/maggiorato e della lista del CdA, gli operatori sono tornati a chiedere misure più incisive per rivitalizzare Piazza Affari. A fine novembre è stato presentato il Manifesto per lo sviluppo dei Mercati dei Capitali in Italia, un documento preparato da Borsa Italiana, Equita e Università Bocconi - e poi sottoscritto da decine di operatori - contenente una serie di richieste su più fronti (investitori, intermediari, vigilanza, fiscalità). Il tema più sentito rimane però quello della liquidità, la cui assenza sta paralizzando il comparto.

"Quella che manca è la liquidità sul mercato, perché i gestori ricevono dalla compliance ogni settimana la lista dei titoli non investibili, e ovviamente la compliance valuta la liquidità, e quindi i gestori non li possono comprare nemmeno volendo - commenta zur Nedden - Siamo davvero incagliati e solo con una nuova attrattività dei PIR, un fondo dei fondi o un investimento dello stato con 200 milioni di euro si potrà ripartire. Si tratta di cifre relativamente basse, ma che sarebbero come il bacio a Biancaneve: rimetterebbero in funzione un mercato".

In particolare, secondo il Manifesto, sarebbe sufficiente che i principali operatori italiani nei settori delle banche, delle assicurazioni, delle fondazioni, dei fondi pensione e delle casse previdenziali si impegnassero ad investire ciascuno almeno 100-200 milioni di euro in PMI quotate italiane, definite come società sotto 1 miliardo di euro di capitalizzazione, per creare un bacino di 20-25 investitori domestici in più, raddoppiando la base di investitori su questa categoria, con una liquidità aggiuntiva per almeno 3-5 miliardi di euro. Viene anche auspicato che lo Stato, anche attraverso le sue controllate specializzate nei finanziamenti all'economia reale, metta in atto una strategia simile a quanto applicato in Francia da CDC, creando un soggetto dotato delle risorse necessarie (1 miliardo di euro) che investa in PMI quotate italiane. L'investimento potrebbe avvenire sia nella forma di diversi mandati di gestione a 10 gestori da 100 milioni di euro ciascuno, sia tramite l'investimento in PIR alternativi diretti agli strumenti finanziari quotati.

Queste proposte sono state ben accolte dagli operatori, che individuano - al di là del calo dei tassi di interesse a livello globale - proprio in un fondo dei fondi e nella rivitalizzazione dei PIR le misure più urgenti. "Oggi c'è l'impressione che l'EGM sia un mercato abbandonato, e quindi la cosa che auspico è un fondo dei fondi a livello istituzionale che dia liquidità ai gestori, che poi a loro volta investono sul mercato - dice Amendola - Inoltre, va detto che dei fondi PIR è andato molto poco sull'EGM, mentre il grosso è andato su large e mid cap, e quindi serve un intervento mirato in questo senso".

Gli Euronext Growth Advisor attivi nel 2023
SocietàNumero di mandati
Integrae SIM 11
EnVent 5
MIT SIM 5
Equita SIM 3
Banca Profilo 2
Alantra 2
illimity Bank 2
Banca Akros 2
Banca Finnat 1
Bestinver 1
BPER 1

Il percorso per ottenere queste misure non sarà facile, perché - con l'eccezione di alcuni esponenti che in questi mesi si sono spesi per il settore - l'attenzione della politica per la finanza va a momenti e deve sottostare alle scarse risorse della finanza pubblica italiana. Ma intanto qualche intenzione maggiore rispetto al passato si è vista, come la delega al Governo per riformare il Testo Unico della Finanza (TUF) del 1998, considerato ormai datato vista l'evoluzione dei mercati finanziari negli ultimi 30 anni.

La speranza degli operatori è che la loro unità d'intenti sarà uno strumento per fare pressione su legislatori e Autorità, nella consapevolezza che serve un intervento shock per rivitalizzare l'EGM. "È la prima volta da quando lavoro in questo settore che vedo un mercato così unito, in cui veramente tutti diciamo le stesse cose, quindi c'è un bel movimento e speriamo che qualcosa riesca a muoversi - commenta l'AD di Ambromobiliare - Anche perché vanno bene interventi di fine tuning, come quello con cui Borsa ha diminuito il numero di investitori istituzionali che devono stare nel flottante, ma servono interventi strutturali per favorire la liquidità sul mercato".
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