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Fiducia in calo, le preoccupazioni di consumatori e imprese

Economia
Fiducia in calo, le preoccupazioni di consumatori e imprese
(Teleborsa) - Secondo i dati Istat resi noti oggi, a ottobre scende la fiducia dei consumatori da 105,4 a 101,6. "Una débacle per il Governo. Nonostante il provvedimento spot sul Trimestre anti-inflazione, partito a ottobre, gli italiani non si sono fatti incantare dall'inutile iniziativa propagandistica, costretti ogni mese a dover far quadrare i conti e ad affrontare il costo della vita alle stelle. Insomma, il crollo della fiducia è una diretta conseguenza dell'effetto carovita e caro bollette, che incidono pesantemente sia sull'andamento dell'economia del Paese che su quello delle famiglie" afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

"Precipitano, infatti, le attese sia sulla situazione economica dell'Italia, da -27,2 a -42,9, che della famiglia, da -16,5 a -23,9. Non va meglio, però, per il giudizio sulla situazione economica della famiglia, che è vero che è uno dei pochi dati non negativi, restando sostanzialmente stabile (da -41,5 a -41,1), ma si tratta solo di un effetto ottico, un rimbalzo tecnico dovuto al fatto che il dato era già franato a settembre " conclude Dona.

Per il Codacons si tratta di un segnale estremamente preoccupante specie sul fronte dei consumi. L’indice sulla fiducia delle famiglie registra un ulteriore calo e diminuisce anche quello per le imprese. Il caro-vita che continua ad imperare in Italia e il rischio di ripercussioni sul fronte delle bollette energetiche legato al conflitto scoppiato in Israele si riversano sulle aspettative di consumatori e aziende – spiega il Codacons – A fronte di tali emergenze i provvedimenti varati dal Governo, a partire dal paniere salva-spesa, non hanno prodotto gli effetti sperati: un segnale preoccupante considerato che ad una minore fiducia dei consumatori corrisponde una più bassa propensione alla spesa da parte delle famiglie, che potrebbe portare ad una crisi dei consumi.

“Il nuovo calo del clima di fiducia delle imprese e anche dei consumatori ci preoccupa notevolmente, ma non arriva inatteso”. A commentare il dato dell’Istat è la CNA. “A incidere sulla fiducia delle imprese sono, oltre alla situazione internazionale, l’inflazione e il costo del denaro – rileva la Confederazione – un combinato disposto micidiale per l’andamento economico e sociale. Sorprende che nonostante dieci rialzi consecutivi dei tassi decisi dalla Banca centrale europea il caro vita stia diminuendo al rallentatore. È tempo, quindi, che contro l’inflazione si adottino misure diverse dalle consuete, dimostratesi scarsamente efficaci, intervenendo sulle distorsioni del mercato, a cominciare da quello dell’energia, prima di tutto a livello europeo”.

“Per il prossimo futuro auspichiamo che la Bce riduca i tassi in presenza di eventuali cali dell’inflazione, invece di non escludere nuovi aumenti. Nel contempo suggeriamo al governo di puntare sulle imprese per rilanciare l’economia perché solo le imprese sono in grado di innovare, investire, assumere. Servono misure di semplificazione all’osso, strumenti adatti ad artigiani e piccole imprese, che rappresentano il 98 per cento della platea. Ed è necessaria una politica del credito meno restrittiva di quella adottata dalle banche italiane, che come la stessa Bce ha rilevato sono ancora più rigide delle concorrenti continentali. Altrimenti – conclude la CNA - il forte calo del fatturato industriale italiano registrato nei primi otto mesi dell’anno potrebbe peggiorare ulteriormente in futuro”.

Il deterioramento del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese registrato ad ottobre è la sintesi delle difficoltà che persistono sul versante dell’economia reale, enfatizzate dalle gravi tensioni provenienti dallo scenario geopolitico: così in una nota dell’Ufficio Studi Confcommercio. Le famiglie, che già da alcuni mesi hanno cominciato ad essere selettive nelle proprie decisioni d’acquisto – prosegue la nota - manifestano un deterioramento nel proprio clima personale con attese di un peggioramento nei prossimi mesi. La debolezza del quadro economico interno ed estero si è inevitabilmente tradotta, con poche eccezioni, in un peggioramento del clima di fiducia delle imprese. In questo contesto, gli imprenditori del commercio tradizionale appaiono tra coloro che sembrano guardare con particolare preoccupazione al futuro, in linea con un peggioramento delle vendite e con aspettative negative.

Nel complesso – conclude l’Ufficio Studi - la forte riduzione congiunturale (-3,6%) della fiducia dei consumatori non appare statisticamente eccezionale, come è stata invece quella di marzo 2022 (-10,3%), dopo l’invasione dell’Ucraina. Tuttavia, in ottica di lungo periodo, sebbene il legame tra consumi ed eventi esterni non sia diretto e immediato, appare crescente la sensibilità dei consumatori a shock esogeni di elevata intensità.

Il caro vita continua ad incidere negativamente sui bilanci delle famiglie e sulle imprese: anche le aspettative di buon andamento della domanda turistica straniera, relative al prossimo ponte di inizio novembre, vengono immediatamente raggelate dalle rilevazioni Istat sulla ulteriore battuta di arresto della fiducia di consumatori ed imprese ad ottobre. Così Confesercenti in una nota.

Il dato odierno sul clima di fiducia ci presenta una virata in territorio fortemente negativo e, purtroppo, non poteva andare diversamente osservando anche la situazione internazionale, con l’aggravarsi del conflitto mediorientale e la prosecuzione della guerra russo-ucraina e le relative conseguenze sullo scacchiere delle fonti energetiche, insieme al perdurare di un livello ancora elevato del tasso di inflazione, come sottolineato dalla stessa Bce.

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