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Manovra 2024, governo già a caccia di risorse: focus sul costo del lavoro

Economia
Manovra 2024, governo già a caccia di risorse: focus sul costo del lavoro
(Teleborsa) - È già tempo di pensare alla prossima manovra finanziaria in cui il focus sull'energia potrebbe essere sostituito da quello del costo del lavoro con la stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale, una delle misure su cui ha maggiormente puntato l’esecutivo in questi mesi, per consentire ai lavoratori dipendenti dei avere buste paga più corpose viste le minori detrazioni. “Noi stiamo già lavorando sulla legge di bilancio, che segue il filone della precedente, lavoro e redditi”, ha infatti sottolineato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al termine dell’incontro con le opposizioni a Palazzo Chigi.

Le stime economiche per gli ultimi due trimestri del 2023 appaiono meno brillanti di quelle dell’avvio dell’anno, tra scenario internazionale ancora caratterizzato dal conflitto in Ucraina e rallentamento dell’economia di colossi come Germania e Cina. L’Istat stima che nel secondo trimestre il Pil è arretrato 0,3%. Il Mef ha fatto sapere che il dato allo stato “non influisce sulla previsione annua formulata nel Def” e che “l’obiettivo di crescita è ancora pienamente alla portata”. Nel Def si parla di Pil tendenziale allo 0,9% per il 2023 e all’1,4% per il 2024.

La discussione sulla Manovra è di fatto quindi già iniziata, ma entrerà nel vivo subito dopo la pausa estiva della settimana di Ferragosto. L’obiettivo è trovare la quadra tra le spese da finanziare e le risorse da ottenere.

L'impatto dell'imposta straordinaria sui profitti delle banche – prevista dal decreto Omnibus inviato alla Camera lunedì scorso – secondo le prime indicazioni non dovrebbe superare i 2 miliardi di euro nel 2024. Si tratta pur sempre di entrate una tantum e come tali non utilizzabili, ad esempio, per sostenere in parte un intervento strutturale di riduzione dell’Irpef (che varrebbe 3-4 miliardi). Inoltre la misura potrebbe essere rivista durante l’iter parlamentare (come già annunciato da Forza Italia), e quindi l’incasso è tutt’altro che sicuro in questi termini.

La possibilità di ricorrere a nuovo deficit non c’è. Bisognerà verificare cosa scriverà il governo a fine settembre nella Nota di aggiornamento al Def, ma già nei saldi del Def di aprile scorso c’era uno scarto tra il deficit tendenziale previsto il prossimo anno (3,5%) e quello programmatico (3,7%) dovuto alle misure previste dal Governo. Difficile che il governo possa presentarsi al tavolo delle trattative a Bruxelles sulle nuove regole di bilancio con una richiesta di maggior deficit.

Intanto il governo ha appena deliberato una spendig review per i ministeri che permetterà di risparmiare 1,5 miliardi. Si potrebbe decidere di intervenire ancora per ridurre la spesa pubblica corrente al netto degli interessi, che si attesta a 886 miliardi nella previsione 2023.

Un possibile intervento potrebbe arrivare anche capitolo sulle esenzioni fiscali (vale a dire detrazioni, deduzioni, imposte sostitutive, aliquote ridotte, crediti di imposta che per i contribuenti sono di fatto una sorta di sconto sull'imposta da versare), visto che la delega fiscale, approvata in via definitiva dalla Camera il 4 agosto, prevede un intervento su questo fronte: 740 agevolazioni per un minor gettito di 128,6 miliardi (83,2 miliardi a carico dell’erario, 45,4 miliardi della fiscalità locale, pari nel totale al 6,8% del Pil).

Se si prendono in considerazione conferma del taglio al cuneo fiscale, premi di produttività, risorse per sanità, contratti del pubblico impiego, missioni internazionali, enti locali, primo intervento sulla riforma fiscale, fino all’avvio del Ponte sullo Stretto di Messina, si arriva quasi a 30 miliardi necessari per il 2024. Ma al momento, di risorse certe ci sono i 4,5 miliardi messi a disposizione delle scostamento di aprile e 1,5 miliardi della spending review.
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