(Teleborsa) -
Razionalizzazione e sistematizzazione della normativa in materia di IVA attraverso un’opera di rifusione in un Testo unico delle disposizioni attualmente non collocate nella legge e revisione del regime sanzionatorio amministrativo e penale: sono le proposte del Consiglio nazionale dei commercialisti avanzate nel corso del convegno
“1973-2023: 50 anni di IVA”, che si è svolto oggi a
Roma.
“Nonostante si celebrino proprio in queste settimane le “nozze d’oro” del tributo - ha dichiarato nel suo intervento il Presidente del Consiglio nazionale
, Elbano de Nuccio - il processo di adeguamento della disciplina interna ai principi fondamentali di matrice unionale che sono alla base dell’imposta e del corrispondente regime sanzionatorio non può dirsi ancora pienamente realizzato. In più di un’occasione, i principi di neutralità, effettività e proporzionalità sono stati infatti sacrificati dal legislatore e dalla giurisprudenza sull’altare delle sacrosante finalità di contrasto alle frodi IVA e ai fenomeni evasivi ed elusivi, ma talvolta senza salvaguardare adeguatamente i contribuenti in buona fede. Si pensi, innanzitutto, al meccanismo dello split payment e a talune applicazioni del meccanismo del reverse charge”. “Diversi sono i casi in cui la norma interna non riesce a dare piena attuazione ai richiamati principi di neutralità, effettività e proporzionalità del tributo – ha aggiunto - come, ad esempio, il caso dei rimedi per il recupero dell’IVA non dovuta, erroneamente indicata in fattura, o, ancora, di talune decadenze dal diritto di riporto a nuovo del saldo a credito della dichiarazione annuale. Il Governo sta lavorando alacremente ad una nuova legge delega di riforma del sistema fiscale. Per quanto concerne l’IVA, la riforma dovrebbe innanzitutto razionalizzare e sistematizzare la normativa in materia attraverso un’opera di rifusione in un Testo unico delle disposizioni attualmente non collocate nella legge IVA: a partire da quelle relative agli scambi intraunionali e al regime del margine dei beni usati, oggetti d’arte, antiquariato, collezione.
Non meno importante, per i commercialisti, come sottolineato dal Tesoriere nazionale delegato alla fiscalità,
Salvatore Regalbuto, “la completa revisione del regime sanzionatorio amministrativo e penale in materia, garantendo una sua maggiore proporzionalità rispetto alla gravità delle violazioni commesse e un miglior coordinamento delle stesse”. A tal fine, ha spiegato, “occorre intervenire prioritariamente eliminando o riducendo fortemente il cumulo delle sanzioni per infedele dichiarazione con quelle previste per le violazioni prodromiche di omessa fatturazione ovvero di indebita detrazione, eliminando altresì la rilevanza penale dell’omesso versamento dell’imposta dichiarata e riscrivendo le sanzioni in materia di erronea applicazione del meccanismo del reverse charge”.
Per
Renato Portale, Presidente della Commissione IVA e imposte indirette del Consiglio Nazionale dei commercialisti, “l’entrata in vigore dell’IVA, 50 anni fa, ha rappresentato certamente uno spartiacque non solo per le imprese chiamate ad applicare il tributo, ma anche per i commercialisti che le hanno assistite e che, oggi più che mai, devono essere protagonisti nel processo di evoluzione e riforma del tributo”.
Il Presidente dell’Ordine dei commercialisti di Roma,
Giovanni Battista Calì, ha affermato che “in base alle stime della Commissione Europea, nel 2020 il “VAT compliance gap”, cioè l’IVA non incassata per effetto di frodi o evasioni ma anche per insolvenza del debitore o altri fenomeni, è stato pari nell’Unione Europea al 9,1%. In Italia, l’indice è stato invece del 20,8%, al terzultimo posto dopo Romania e Malta. Segno che nel nostro Paese c’è ancora tanta strada da fare su questo fronte. È generalizzato l’interesse ad avere una normativa quanto più possibile chiara e stabile per impedire fenomeni di frode o evasione che possono anche alterare la concorrenza tra gli operatori. L’IVA riguarda una vastissima platea di cittadini, viene applicata dalle imprese – individuali e societarie – e a tutti i professionisti: nel 2020 le partite IVA erano 4,2 milioni. Inoltre, per effetto del suo
meccanismo applicativo, che opera una traslazione a valle dell’onere, incide su tutti i consumatori".