(Teleborsa) -
L'Italia potrebbe arrivare a produrre più della metà del suo fabbisogno petrolifero nell'arco di 5-10 anni sbloccando progetti da tempo fermi, grazie anche alle nuove tecnologie di estrazione, ed affrancandosi dalle importazioni, che oggi ammontano a 68 milioni di tonnellate. Lo afferma
Michele Marsiglia, Presidente di
Federpetroli, in una intervista a Il Sussidiario.net.
Ricordando che l'Italia non è molto dipendente dal
petrolio russo, di cui importa
"una quota irrisoria" di appena 5 milioni di tonnellate, Marsiglia spiega che si sta delineando una
redistribuzione delle quote petrolifere a livello internazionale, poiché i Paesi che importano dalla Russia quote maggiori "si sono automaticamente spostati su altre location di fornitura". Quanto al
gas, il Presidente di Federpetroli spiega che attualmente
compriamo all’estero il 95% del gas e produciamo solo il 4,7%, quindi c'è una situazione di dipendenza delle importazioni.
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L’approvvigionamento estero è importante, è giusto stipulare degli accordi, perché nessuno Stato ha al suo interno tutte le quantità e qualità di greggio o di gas disponibili", sottolinea Marsiglia, affermando però che "
gli accordi vanno siglati al massimo al 50%, e non come noi per quasi il 90%" giacché "nel corso degli anni abbiamo avuto problemi con la Russia, con la Libia, con l’Arabia Saudita".
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Se va a pieno regime nell’arco di 5-10 anni, l’Italia può produrre il 54% del proprio fabbisogno di petrolio e di gas. Con le nuove tecnologie - afferma - non solo in Basilicata e in Lombardia, ma in quasi tutte le regioni ci sono possibilità di estrarre petrolio e gas, sfruttando pozzi a terra. Ma anche piattaforme offshore, visto che per definizione, dove c’è mare sotto c’è metano".
"Nel nostro paese
abbiamo quasi 1.500 pozzi che devono essere messi ancora in produzione: abbiamo già perforato, già messo la valvola, bisogna solo realizzare piccoli gasdotti da tre pollici per metterli in produzione", spiega Marsiglia, agigungendo che "non si tratta solo di sfruttare petrolio e gas dei propri giacimenti, ma di arrivare a un 100% di mix energetico, utilizzando tutte le fonti disponibili, dagli idrocarburi alle rinnovabili e all’eolico".
Il Presidente di Federpetroli ha parlato anche dell'estrema
volatilità del prezzo del petrolio, ricordando che "è sceso l’anno scorso sotto i 30 dollari al barile". "Per poter recuperare tutto ciò che abbiamo perso in investimenti un
prezzo che può fare da break even - ha affermato - si aggira
sui 120 dollari al barile, ma per poter definire la quotazione stabile è necessario che mantenga l’oscillazione intorno a quei livelli per almeno 5-6 mesi. Per ora non vediamo segnali di prezzo stabile".
(Foto: skeeze / Pixabay)