(Teleborsa) -
Dopo mesi di stallo, fumata bianca sulla Brexit tra Londra e UE. Tutto risolto? No. Il nuovo accordo dovrà, infatti, essere approvato dal Parlamento britannico con il Premier Johnson che spera di chiudere definitivamente la partita nella giornata di domani, sabato 19 ottobre. Ma la strada è ancora piena di ostacoli.
"Where there is a will, there is a #deal – we have one!"- L’annuncio è arrivato nella tarda mattinata di ieri attraverso il tweet di Jean Claude Juncker: “Dove c’è volontà, c’è accordo e noi lo abbiamo!”. "Abbiamo un nuovo grande accordo che riprende il controllo: ora il Parlamento dovrebbe concludere la Brexit sabato, così possiamo passare ad altre priorità come il costo della vita, il servizio sanitario nazionale, i crimini violenti e il nostro ambiente” , ha replicato soddisfatto il Premier britannico Boris Johnson.
Eliminato il "Backstop", la pietra angolare del vecchio Accordo di recesso. "L’antidemocratico backstop è stato abolito. Il popolo dell’Irlanda del Nord sarà responsabile delle leggi che lo governano e – a differenza del backstop – avrà il diritto di mettere fine all’accordo speciale se sceglierà di farlo", ha scritto ancora in un secondo tweet.
Novità anche sul fronte dell’IVA - La legge europea sull’imposta sul valore aggiunto verrà applicata anche in Irlanda del Nord, solo sui beni, non sui servizi, ma consentirà all’Ulster di avere aliquote diverse rispetto al resto del Regno Unito, cosa che di norma non sarebbe consentita dal diritto europeo.
C’è però da fare i conti con laburisti, Lib Dem, nazionalisti scozzesi e Dup, il partito degli unionisti nordirlandesi che, almeno per ora, bocciano l’accordo. Il leader dei laburisti Jeremy Corbyn parla di un’intesa ancora peggiore di quella raggiunta dall’ex premier Theresa May e chiede un nuovo referendum. Sulla stessa linea la leader Lib Dem Jo Swinson, per la quale l’accordo raggiunto da Johnson ricorda la favola dei “vestiti nuovi dell’imperatore”, sembra tutto nuovo e brillante ma in realtà assomiglia in peggio all’intesa raggiunta da Theresa May. “Questo accordo non fa gli interessi a lungo termini dell’Irlanda del Nord”, affermano gli unionisti del Dup in una dichiarazione in cui spiegano il loro già annunciato ‘no’ all’accordo in extremis negoziato da BoJo.
Non è ancora tempo, insomma, di cantare vittoria: la partita si gioca ancora una volta sul filo di lana e, mentre è partita la caccia all'ultimo voto, il fantasma dell’ennesima sconfitta in Parlamento, come era successo a Theresa May per ben tre volte, è pronto ad aggirarsi di nuovo nei corridoi di Westminster per fare lo sgambetto a BoJo. Ennesimo rinvio e nuove elezioni in vista? La Brexit è pronta a regalare l’ultimo colpo di scena.