(Teleborsa) -
E' terminata con un sostanziale nulla di fatto la due giorni di colloqui informali tra Stati Uniti e Cina per tentare di risolvere le dispute economiche e commerciali tra le due potenze.
Il
Ministero del Commercio cinese ha parlato di "scambi costruttivi e schietti" aggiungendo che le parti manterranno "
contatti aperti per le future disposizioni".
"Abbiamo scambiato opinioni su come raggiungere l'equità, l'equilibrio e la reciprocità nelle relazioni economiche", ha detto invece la portavoce della
Casa Bianca Lindsay Walters, precisando che i colloqui hanno riguardato anche "questioni strutturali della Cina" come le politiche sulla proprietà intellettuale e il trasferimento di
know how tecnologico.
Walters ha poi aggiunto che ora la delegazione statunitense guidata da David Malpass, sottosegretario per gli Affari internazionali del Tesoro, riferirà dei colloqui ai propri superiori.
Di fatto, però,
il faccia a faccia non ha portato cambiamenti a livello commerciale:
ieri, 23 agosto, è infatti entrata in vigore la nuova ondata di dazi su 16 miliardi di dollari di prodotti Made in Cina importati negli USA, con conseguente
via libera di Pechino alle contromisure di "ritorsione".
Malpass ha assicurato che le nuove tariffe non faranno deragliare le trattative tra i due Paesi anche se
l'entourage della Casa Bianca è scettico sulle chance di successo.
I mercati globali temono che un inasprimento della guerra commerciale possa
danneggiare l'economia globale, in
primis quella cinse. Si calcola che
nel 2018 le tariffe sottrarranno al PIL del Dragone 0,1-0,3 punti percentuali. Il Prodotto Interno Lordo americano subirà una "perdita" meno significativa che, tuttavia, tenderà ad aumentare l'anno seguente.
A farne le spese saranno anche i Paesi legati all'offerta globale cinese.