(Teleborsa) - Come ampiamente atteso, è stato il
commercio internazionale il tema clou del meeting del G20 conclusosi ieri, 20 marzo, in Argentina, anche se i Ministri delle Finanze, i banchieri centrali e i leader delle maggiori organizzazioni internazionali non hanno fatto cenno alcuno alla
decisione degli Stati Uniti di avviare una politica protezionistica.
"Il commercio e gli investimenti internazionali sono un importante motore di crescita, produttività, innovazione, sviluppo e creazione di posti di lavoro. E' il momento di agire per rimuovere gli ostacoli strutturali alla crescita, ridurre gli squilibri globali eccessivi e mitigare i rischi" si legge nel comunicato finale diffuso al termine dell'incontro.
Si tratta dello
stesso messaggio diramato al termine del G20 di Amburgo, nel luglio del 2017. Il G20, continua infatti il documento, "riafferma le conclusioni dei nostri leader sul commercio raggiunte al summit di Amburgo e riconosce il bisogno di un dialogo e di azioni ulteriori. Stiamo lavorando per rafforzare il contributo del commercio nelle nostre economie".
Queste parole sono state lette come probabile
prova del fatto che gli USA stanno discutendo con altri Paesi per evitare le tariffe che scatteranno il 23 marzo. Rispetto allo scorso luglio, tra l'altro, è stata
eliminata la frase in cui si diceva che "si riconosce il ruolo di strumenti legittimi di difesa commerciale".
L'amministrazione Trump avrebbe voluto che quell'affermazione restasse nel documento: sarebbe servita a Washington per sostenere che i dazi su acciaio e alluminio - che seguono quelli imposti a gennaio su lavatrici e pannelli solari - sono del tutto in linea con questa posizione. Come Washington anche l'Unione Europea è preoccupata per le pratiche cinesi sull'acciaio ma Bruxelles, così come l'OCSE, puntano a soluzioni globali e non unilaterali come quelle statunitensi.
Il direttore generale del Fondo monetario internazionale,
Christine Lagarde, ha ripetuto ancora una volta che le barriere commerciali sono inutili. Parlando ai rappresentanti delle principali 20 economie al mondo, Lagarde ha ribadito che bisogna "evitare la tentazione di politiche pensate per fare bene solo all'interno di una nazione e, piuttosto, lavorare insieme per ridurre le barriere commerciali e risolvere disaccordi commerciali senza ritornare a misure eccezionali".
Ad ogni modo sembra chiaro che
gli Stati Uniti non temono le guerre commerciali che potrebbero scattare con le ritorsioni di varie nazioni ai dazi su alluminio e acciaio voluti da Donald Trump,
anche se quelle guerre non sono un obiettivo di Washington. Parlando in una conferenza alla fine del G20, il Segretario americano al Tesoro,
Steven Mnuchin, ha dichiarato: "Dobbiamo essere preparati a intervenire nell'interesse degli Stati Uniti per difendere un libero commercio giusto e reciproco". Le guerre commerciali, ha aggiunto, "non sono il nostro obiettivo ma non ne siamo impauriti".