(Teleborsa) -
Theresa May, ricevuta dalla Regina Elisabetta II
è ufficialmente il primo ministro della Gran Bretagna, la seconda donna a ricoprire il ruolo di premier britannico, dopo Margaret Thatcher.
60 anni, a ottobre, esponente di spicco dei Tory e favorevole alla Brexit,
May viene paragonata oggi alla Thatcher, anche lei esponente del Partito Conservatore, tanto da essere indicata come la nuova Lady di ferro o la signora in grigio.
"
Seguirò le orme di un grande primo ministro" ha affermato May durante il suo primo discorso come nuovo premier della Gran Bretagna a Downing Street, riferendosi al suo predecessore. "Il Regno Unito, ha aggiunto May, rivestirà "un ruolo positivo" nel mondo ora che ha lasciato l'Unione Europea.
Fra le sue prime preoccupazioni quella di
attuare l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, compito non facile, dati i riflessi di carattere economico e il periodo difficile che sta attraversando l'economia mondiale.
Altra importante sfida che dovrà affrontare sarà quella di cercare di
riunire un Paese spaccato a metà dal
referendum del 23 giugno, ma anche
rimettere in piedi l'economia britannica.
"Insieme per una Gran Bretagna migliore". E' la promessa della May che ha invocato
più giustizia sociale, impegnandosi a lavorare "non solo per i pochi privilegiati, ma per tutti". Il nuovo premier inglese ha, poi, definito la
Brexit "una sfida" e ha parlato di "un momento importante per il Paese dopo il
referendum", evocando la necessità "di un grande cambiamento", ma anche di "una visione positiva del nostro ruolo nel mondo".
Nel
nuovo governo targato May,
come nelle previsioni, Philip Hammond si aggiudica la poltrona più importante del governo: cancelliere dello Scacchiere, mentre l'ex sindaco di Londra,
Boris Johnson, diventa ministro degli Esteri.
Ministro per la Brexit sarà Davis Davis, veterano del Partito Conservatore e sostenitore di Leafe al referendum del 23 giugno.
Cameron lascia Downing Street. Cameron, 50 anni, lascia il suo incarico dopo aver guidato il governo britannico per sei lunghi anni, un periodo difficile per la Gran Bretagna e per l'economia mondiale, contraddistinto da una crisi finanziaria e da una profonda recessione. L'ex premier ha rivendicato di lasciare "un Paese molto più forte" con "un deficit calo, un'economia in crescita".