(Teleborsa) - La
Cassa depositi e prestiti (Cdp) ha chiuso l'esercizio 2015 con una
perdita di 900 milioni di euro, a fronte di un utile di 2,7 miliardi archiviato nel 2014. Il risultato, approvato ieri dal CdA, ha risentito però della
perdita di 8,8 miliardi accusata dall'Eni, di cui Cdp detiene una quota del 25,76% del capitale. Quanto alla redditività,
il margine di interesse è in caduta del 40% a 600 milioni di euro circa.
Il totale dell'attivo è sceso dell'1% a 397,9 miliardi di euro, mentre le
disponibilità liquide sono calate del 6% a 173 miliardi di euro. Il
patrimonio netto di gruppo si è attestato a
33,6 miliardi di euro, in calo rispetto ai 35,2 miliardi del 2014.
Il 2015 ha segnato anche la
chiusura del primo piano industriale del gruppo, che costituisce il braccio finanziario dello Stato e che in 3 anni ha
"confermato il proprio ruolo di operatore anticiclico" a sostegno dell'economia, "mobilitando 87 miliardi di euro".
Il CdA ha poi dato il
via libera all'ingresso di Cdp nel Fondo Atlante, che si occuperà di intervenire nelle ricapitalizzazioni bancarie. Stando a fnti finanziarie, l'investimento dovrebbe aggirarsi in 500 milioni di euro.