(Teleborsa) - L'ondata di vendite che ha colpito i titoli bancari quotati in Borsa è ampiamente ingiustificata, perché il sistema bancario dell'Italia è solido.
Lo assicura il
Ministero dell'Economia e delle Finanze in una nota, nella quale si rileva che in effetti i
crediti deteriorati presenti nel sistema bancario (
sulle quali la Banca Centrale ha acceso un faro, n.d.r.) costituiscono un parametro penalizzante nel confronto con le banche di altri Paesi. Tuttavia
il livello di sofferenze (o NPL: Non Performing Loans)
non è l'unico criterio per valutare il livello di rischio associabile a un istituto di credito o al settore di uno specifico paese.
Le
banche di altri Paesi, per esempio, risultano
molto più esposte di quelle italiane verso i paesi emergenti, che stanno affrontando una difficile fase economica. O ancora sono
molto più esposte su quegli strumenti derivati da cui ha preso le mosse la crisi finanziaria tra il 2007 e il 2008, per poi contagiare il comparto del debito sovrano e l'economia reale, spiega il Dicastero, aggiungendo che
le statistiche mettono in luce un tasso di copertura dei crediti deteriorati da parte delle banche italiane superiore a quello che si registra in altri Paesi. Gli stessi indici relativi alla leva finanziaria collocano i nostri istituti di credito in una posizione di vantaggio rispetto a quelli degli altri Paesi dell'Eurozona.
"Alla luce di questi dati l'ondata di vendite che ha colpito i titoli degli istituti di credito italiani quotati in borsa appare ampiamente ingiustificata. Il sistema bancario italiano è solido, e negli anni peggiori della congiuntura economica ha affrontato le conseguenze della crisi senza fare ricorso agli ingenti aiuti di Stato messi a disposizione dai bilanci pubblici (in ultima analisi dai contribuenti) di altri Stati membri dell'Unione economica e monetaria. Una prassi peraltro vietata a partire dal 1 agosto 2013", si legge ancora nel comunicato.
Il MEF ha poi ricordato che per rafforzare il settore bancario il Governo ha seguito una strategia strutturale, nel solco del piano di riforme ad ampio spettro avviato fin dal 2014 e basato su tre assi:
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consolidamento del settore bancario, attraverso la riforma delle maggiori Banche popolari, la riforma delle Fondazioni bancarie, la prossima riforma delle Banche di credito cooperativo. Banche più grandi, più forti e più trasparenti gestiranno con più efficienza i crediti deteriorati;
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riduzione dei tempi di recupero dei crediti, in Italia storicamente più alti che altrove. L’implementazione del processo civile telematico e dei tribunali delle imprese sta producendo ottimi risultati; nel 2015 è stata introdotta una prima revisione delle procedure concorsuali e sono in corso di introduzione altre misure in questa direzione, in attesa della più ampia riforma della legge fallimentare. Questi interventi riducono i costi di recupero crediti e migliorano il prezzo potenziale dei crediti deteriorati in caso di cessione;
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ritorno alla crescita, dopo tre anni di recessione. Con l’economia in crescita sarà più facile ridurre le sofferenze.