(Teleborsa) - La
forte discesa dei prezzi del petrolio,
scivolati fino ai minimi degli ultimi 12 anni, ha preoccupato il
presidente dell'Opec,
Emmanuel Ibe Kachikwu, tanto da chiedere un
vertice straordinario dei Paesi del cartello petrolifero agli inizi di marzo.
A pesare sulle quotazioni di greggio sono le cattive notizie provenienti dai mercati cinesi, anche se gli ultimi dati commerciali di dicembre mostrano un leggero miglioramento della crescita delle esportazioni, che secondo gli analisti, potrebbe segnalare un aumento della domanda di petrolio.
"Avevamo detto che se i prezzi avessero toccato i 35 dollari al barile, avremmo pensato a un vertice straordinario" ha affermato Kachikwu, ministro del petrolio della Nigeria, motivando la decisione di una riunione nel breve termine.
Ma
il mondo rischia di fare i conti con un prezzo del greggio a 20 dollari al barile. Le tre importanti banche di investimento,
Morgan Stanley,
Goldman Sachs e
Citigroup stimano, infatti, che le quotazioni di oro nero sfondino al ribasso la soglia dei 20 dollari il barile, a causa del
rallentamento della Cina e dell'apprezzamento del dollaro, citando la possibilità di
nuovi rialzi dei tassi da parte della Fed, il primo già dal prossimo marzo.
Per l'
Energy Information Administration (EIA), l'agenzia che si occupa raccogliere ed elaborare i dati sul settore energetico negli Stati Uniti,
i prezzi del petrolio saranno in media di 38,54 dollari al barile, quest'anno, e poi saliranno nel 2017 a 47 dollari al barile. La
produzione petrolifera statunitense scenderà dai 9,4 milioni di barili giornalieri del 2015 a 8,7 milioni nel 2016 e 8,5 milioni nel 2017.
Al momento il
Brent con consegna marzo, sale dell'1,94% a 31,45 dollari al barile mentre il
Wti segna un progresso dell'1,84% a 31,06 dollari.