(Teleborsa) - Italiani popolo di evasori di... canone Rai, nonostante sia il più basso tra i maggiori Paesi europei.
Nel 2014, si legge in un rapporto di
Mediobanca sul settore televisivo, l'imposta in questione è stata di
113,5 euro, contro i 133 euro in Francia, i 175,3 euro nel Regno Unito e i 215,8 euro in Germania.
Nonostante ciò, il
tasso di evasione del canone in Italia ha il primato stimato del 30,5%, mentre è di circa il 5% nel Regno Unito e praticamente assente in Francia e Germania (1%).
In Italia, quindi, quasi una famiglia su tre non paga il balzello, con un tasso di evasione molto differenziato sul territorio nazionale: 26% nel Nord, 29% nel Centro, 37% al Sud e 40% nelle Isole.
Le
province più virtuose sono Ferrara (17%), Rovigo (18%) e Bolzano (25%) mentre
quelle a maggior tasso di evasione sono Crotone (56%), Napoli (55%) e Catania (53%).
In termini monetari, l'evasione del canone si traduce in
600 milioni di euro di mancato introito per la Rai.
Immaginando una riduzione dell’evasione fino al livello registrato nel Regno Unito (5%),
la Rai diventerebbe il primo Gruppo per ricavi in Italia e, a livello europeo, si avvicinerebbe a France Télévisions, con circa
2,9 miliardi di fatturato.
Il tema del canone Rai è tornato d’attualità con l’ultima
legge di Stabilità che, proprio con l’obiettivo di abbattere l’evasione,
stabilisce il pagamento del canone tramite la bolletta elettrica, riducendolo da 113,5 euro a 100,0 euro.
Il
basso canone pagato dagli italiani è
parzialmente compensato dalla pubblicità, che invece manca nella BBC
e nella RTVE ed è limitata per quantità e fasce orarie in Francia e Germania: la TV tedesca non può trasmettere più di 20 minuti di
messaggi pubblicitari al giorno fino alle ore 20.00 e nessun annuncio pubblicitario è previsto nel canale dedicato ai bambini.
Per la Rai la trasmissione di messaggi pubblicitari non può eccedere il 4% dell'orario settimanale di programmazione (il che significa il non eccedere 60 minuti pubblicitari al giorno) e il 12% di ogni ora, il così detto “limite di affollamento pubblicitario”.