(Teleborsa) -
La Fed potrebbe tornare ad alzare i tassi d'interesse a settembre, dando il via all'attesa e tanto temuta exit strategy, ma
cresce la schiera degli economisti che si dicono contrari ad una tale mossa, in considerazione delle turbolenze presenti sia a livello di mercati finanziari che nell'economia reale.
Così anche
l'ex segretario al Tesoro USA Lawrence Summers ha unito la sua voce al coro di chi chiede la Federal Reserve di
non alzare i tassi subito.
"Una ragionevole valutazione della situazione attuale suggerisce che aumentare i tassi nel prossimo futuro sarebbe un
grave errore, che potrebbe
minacciare tutti e tre i principali obiettivi della Fed: la stabilità dei
prezzi, la piena
occupazione e la
stabilità finanziaria", ha scritto Summers in un articolo sul Washington Post.
Summers ha rimarcato infatti che alzare i tassi troppo presto potrebbe produrre l'effetto opposto a quello desiderato dalla Fed e allontanare l'inflazione dal target del 2%; quanto alle aziende, smetterebbero di assumere, scegliendo di tenere denaro infruttuoso piuttosto che investire.
Alle perplessità già latenti
ora si è aggiunto un grave problema, il
crollo delle borse cinesi e la
caduta delle valute emergenti, causato dalla
crisi economica che sta colpendo la maggiore economia asiatica e che
neanche Pechino riesce a sanare.
Questo fattore dovrebbe definitivamente
convincere i banchieri del FOMC a prender altro tempo, come testimonia il deprezzamento del dollaro, che ha spinto l'
euro a 1,1591 USD ed ha fatto risalire l'
oro a 1160 dollari l'oncia.
Secondo un sondaggio condotto dal broker londinese Russell Investment,
le probabilità che la Fed rialzi i tassi a settembre sono crollate al 15% dal 45%.