(Teleborsa) - Le
turbolenze sui mercati mondiali non sono scaturite dal nulla, ma senza dubbio si stanno
alimentando della "paura" degli investitori. Una paura che non è solo percepibile, ma anche
misurabile, grazie all'
indice VIX diffuso dal Chicago Board Options Exchange, che normalmente misura la volatilità delle opzioni sull'indice S&P 500.
E' per questo motivo che il VIX viene anche etichettato come
l'indice della paura, in quanto più cresce, più gli investitori rifuggono dagli scambi, sottraendo denaro e alimentando il
panic selling. E frutto della paura, generata dal
collasso dell'economia cinese e dal pessimismo verso qualsiasi misura approntata dalle autorità monetarie e non.
Il VIX oggi ha raggiunto un picco di 53 punti, per riposizionarsi poi a 36,65, dopo essersi impennato di circa il 46% venerdì scorso a 28 punti, oltre la soglia chiave di 20 che segnala il crescere di tensioni sul mercato. Ancor più d'impatto la
performance settimanale che fa segnare un +87% da lunedì a venerdì, ben oltre il precedente record settimanale dell'86% registrato nel maggio del 2010.
Il VIX, che negli ultimi anni ha
toccato pochissime volte questi livelli, in concomitanza con la crisi del debito europea nel 2011, ha
superato risoluto la soglia dei 40 punti, oltre la quale scatterebbe una inversione ribassista del mercato. Da considerare che nel 2008, prima del
crack Lehman, l'indice della volatilità toccò quota 60.