(Teleborsa) -
Torna in auge il caso Ilva ricordando la calda estate di due anni fa, quando lo stabilimento sembrava a rischio chiusura, a causa del sequestro preventivo disposto dal tribunale,
che l'aveva messa nell'impossibilità di operare. Il rischio della chiusura di un altoforno sta tenendo in allerta il mondo industriale.
La
vicenda giudiziaria che aveva colpito l'acciaieria italiana, per disastro ambientale, ed aveva
coinvolto anche il governatore della Puglia Nichi Vendola, si è sviluppata con il
rinvio a giudizio del leader di SEL
dal parte del gup del Tribunale di Taranto,
assieme ad altri 44 indagati e tre società. Vendola è accusato di concussione aggravata in concorso. Il processo inizierà il 20 ottobre.
Al di là delle vicende giudiziarie, l'Ilva resta un problema concreto, perché in un'audizione alla Camera, il
commissario straordinario Piero Gnudi ha ventilato la possibilità di un blocco dell'altoforno 2, a causa della morte di un operaio nel giugno scorso. Secondo Gnudi, l'altoforno "corre il rischio di dover essere essere fermato, ci sono contatti per scongiurarlo, ma il problema c'è".
Gnudi ha però confermato la strategicità dell'azienda per il Paese e la volontà del governo di tenerla in vita: "Non stiamo cercando di salvare un'azienda decotta, ma un'
azienda efficiente che può creare ricchezza e mantenere occupazione", ha detto nell'audizione. Fornendo un aggiornamento sullo
stato di attuazione dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), il commissario per l'Ilva ha affermato che
siamo largamente oltre l'80% in prossimità della scadenza del 31 luglio e quindi il target è stato rispettato. Gnudi si è mostrato molto ottimista sul futuro, affermando anche che vi sarà un
Ebitda di "notevole consistenza" nel 2017.