(Teleborsa) - Il
mancato accordo tra la Grecia e i creditori internazionali causerà l'uscita della Penisola ellenica dall'Eurozona e dall'Unione Europea facendo precipitare il Paese in una "crisi incontrollabile".
A dirlo, un po' a sorpresa, è la
Banca Centrale della Grecia in un rapporto sulla politica monetaria trasmesso al Parlamento, che suona più che altro come un
appello disperato a trovare una soluzione.
Secondo l'Istituto, le
differenze di vedute tra le parti
non sono insuperabili in termini fiscali. Il problema è che ormai
i conflitti sono diventati più che altro politici, la diffidenza è alle stelle e nessuno è disposto a cedere terreno.
Il raggiungimento di un accordo, sottolinea la Banca Centrale, è di cruciale importanza per arginare i rischi immediati per l'economia, per ridurre l'incertezza ed assicurare un percorso di crescita sostenibile per il Paese.
Del resto, aggiunge, al momento la Grecia sta affrontando una "crisi del debito gestibile" grazie all'aiuto dei partner. Una crisi che, tuttavia, rischia di trasformarsi in una "crisi incontrollabile, con grandi rischi per il sistema bancario e la stabilità finanziaria".
Un fallimento delle trattative "segnerebbe l'inizio di un percorso doloroso che porterebbe inizialmente ad un default della Grecia e poi all'uscita del Paese dall'euro e, con ogni probabilità, anche dall'Unione Europea.
L'uscita dall'euro, sottolinea ancora la Banca Centrale "non farebbe che peggiorare il già difficile contesto visto che la connessa crisi dei cambi spingerebbe al rialzo l'inflazione. Tutto questo implicherebbe una
profonda recessione, un
declino drammatico dei redditi, una
crescita esponenziale della disoccupazione e il
collasso di tutto quello che l'economia greca ha ottenuto negli anni della sua permanenza nell'UE e nella Zona Euro.
"Dalla sua posizione di membro centrale dell'Europa, la Grecia si ritroverebbe relegata alla condizione di un Paese povero dell'europa meridionale", conclude il rapporto.