(Teleborsa) -
Il Governo alla fine ha deciso di chiedere la fiducia sull'Italicum, la legge elettorale firmata da Matteo Renzi, che costituisce la pietra d'angolo delle riforme messe in lista da questo esecutivo. Una decisione un po' forte, presa all'ora di pranzo da un CdM straordinario, che
non ha mancato di sollevare polemiche: nella storia d'Italia è raro che venga chiesta la fiducia su una legge elettorale, la prima volta accadde con Mussolini.
Commentando la decisione con un tweet,
Matteo Renzi ha affermato: "Dopo anni di rinvii noi ci prendiamo le nostre responsabilità in Parlamento e davanti al Paese, senza paura".
Nel giorno in cui
la riforma della legge elettorale approda in Aula, il premier aveva già
lanciato la sfida alle opposizioni e al proprio partito, inviando
una lettera aperta ai circoli Dem in cui ribadiva la necessità di approvare il testo senza modifiche.
Sulla riforma "è in ballo la dignità del Pd.
Possono mandarci a casa, ma non fermare il cambiamento", spiega il capo del Governo. "Se questa legge elettorale non passa è l'idea stessa di Pd come motore del cambiamento dell'Italia che viene meno" aggiunge il segretario del partito sottolineando che "
nel voto di queste ore c'è in ballo la legge elettorale, certo. Ma anche e soprattutto
la dignità del nostro partito".
"Dignità è un concetto profondo ed è offensivo usarlo a fini di polemica interna. Nessuno può dire che chi esprime un'opinione diversa colpisce la dignità di una comunità come il Pd" risponde la Sinistra Dem di
Gianni Cuperlo.
A difesa dell'impianto Italicum scende in campo il
ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, che intervenendo al termine della discussione generale, in un'
aula semi vuota, spiega che il governo è "disponibile a un approfondimento su eventuali modifiche della riforma costituzionale. Ma non può' essere un baratto, non c'è un contraccambio, ma un approfondimento della riforma costituzionale che porti a modifiche in Senato".
Intanto il ricorso alla fiducia sembra sempre più probabile. Oggi il governo scioglierà la riserva sul ricorso o meno alla fiducia.
Un'eventualità che continua a creare tensione all'interno del Pd, ma anche scontri tra la maggioranza di governo e tutto l'arco delle opposizioni. "La fiducia sarebbe una violenza vera e propria al Parlamento italiano", ha detto
Roberto Speranza, che ha confermato il suo addio all'incarico di capogruppo.