(Teleborsa) - La sorte di molti docenti è legata a doppio filo all’esito del disegno di legge di riforma nei prossimi giorni all’esame del Parlamento.
All’art. 8 della Relazione tecnica annessa al
disegno di legge sulla Buona Scuola, approvato dal Governo e in procinto di passare all’esame del Parlamento, viene riportato che la Buona Scuola prevede “l’istituzione di posti del cd. organico per il potenziamento dell’offerta formativa, ad incremento di quelli da attivare per la copertura del fabbisogno ordinamentale. Tale incremento è pari a circa 50 mila posti. Tali posti, unitamente ad altri circa 50 mila dei posti già esistenti e vacanti, saranno occupati da personale assunto in ruolo”.
Secondo il sindaco della scuola
Anief, però, nel testo non c’è traccia di almeno il 60 per cento dei 100mila posti coperti quest’anno con contratti fino al termine delle attività didattiche, però in realtà a tutti gli effetti vacanti e quindi da assegnare per il ruolo. Come mancano i 30mila docenti di sostegno considerati ancora in deroga. In ballo ci sono altri 49mila docenti, sganciati dalle discipline, da stabilizzare e inglobare nell’organico funzionale.
A pagare il prezzo delle assunzioni risicate saranno decine di migliaia di abilitati in seconda fascia d’istituto, i 7mila docenti idonei dei concorsi, cui si aggiungono 7mila prof della scuola secondaria superiore e 37mila appartenenti alla scuola dell’infanzia e primaria, oltre che alcune migliaia di altri aspiranti docenti di religione, prof in servizio nelle scuole estere del MaE e alcune centinaia di educatori.
“I 50mila che otterranno il semaforo verde dell’assunzione dal Miur, probabilmente solo grazie ad un decreto legge approvato al fotofinish – spiega
Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – saranno quindi solo la fetta più piccola del precariato scolastico. Gli altri docenti, tutti abilitati ma che potremmo ribattezzare ‘eterni secondi’, loro malgrado, anche stavolta dovranno accomodarsi in sala d’attesa. Ma con la possibilità, stavolta, di mettersi in coda anche in tribunale, dove – forti delle ultime disposizioni, in particolare di quella emessa dalla
curia di Lussemburgo a fine novembre – potranno finalmente realizzare quella stabilizzazione oggi negata dal Governo e dal legislatore”.