(Teleborsa) - Alla fine
Maurizio Lupi si arrende ed annuncia le sue dimissioni, dopo il gelo e la cortina di silenzio (pubblica) del Premier Matteo Renzi, che sul tema non ha inviato neanche un tweet come è sua abitudine.
Come preannunciato in TV, il Ministro delle Infrastrutture ha
confermato le sue dimissioni in Aula, durante l'interrogazione parlamentare prevista per oggi, affermando:
"me ne vado a testa alta". Davanti ai parlamentari, Lupi ha puntualizzato che "davanti ai pm non c'è nessuna accusa" e che il lavoro svolo in 22 mesi al governo "non può essere cancellato in tre giorni".
Il Ministro, chiamato in causa nell'ambito dell'inchiesta sulle
Grandi Opere, aveva già annunciato la sua intenzione di dimettersi ieri sera, alla trasmissione
Porta a Porta di Bruno Vespa: "Domani, al termine dell'informativa, rassegnerò le dimissioni".
Prima di volare per Bruxelles, il
Renzi ha tenuto un vertice a Palazzo Chigi a cui hanno partecipato anche Lupi e il leader del Ncd,
Angelino Alfano, che già aveva espresso la sua piena fiducia ed il supporto al ministro coinvolto nella vicenda. Tutto è nato dalle deposizioni degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sulle Grandi Opere, che hanno denunciato
"favoritismi" nei confronti del figlio Luca Lupi e "regali" allo stesso Ministro. Lupi si era detto subito estraneo ai fatti contestatigli ed aveva precisato di esser stato
accusato ingiustamente. La sua posizione non è cambiata, ma il numero uno del Dicastero di Porta Pia ha dichiarato a Vespa di aver preso
questa decisione per agevolare il governo.
"Per me la politica non è un mestiere ma passione. E' poter servire il proprio Stato.
Non ho perso né l'onore né la passione", ha rimarcato in trasmissione.
Oggi, Lupi risponderà all'informativa alla Camera, anche in merito alla bufera mediatica che lo ha coinvolto, mentre la conferenza dei capigruppo ha deciso che la
mozione di sfiducia al ministro Lupi sarà votata
martedì alle 16 alla Camera.
Nell'opinione pubblica resta un senso di costernazione, che riemerge ogni volta che vengono a galla episodi (veri o presunti) di corruzione.
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