(Teleborsa) - Figlio del
protocollo di Kyoto, l’obiettivo europeo di raggiungere la quota del
20% dell’energia proveniente da
fonti rinnovabili entro il 2020 è a portata di mano. Fatto ancor più importante, quasi un ironico primato, è che l'Italia, bistrattata ed alla berlina in molti campi, riuscirà a centrare questo risultato. Difatti, secondo quanto stimato dall'
Agenzia europea per l’Ambiente l’Italia nel 2013 ha raggiunto la quota del 14,6% del
consumo di energia generata da energie alternative. E’ uno dei rari casi in cui il nostro Paese riesce a centrare un limite così importante imposto da un organismo internazionale, ma soprattutto si è riusciti a dare una
lezione alla
Germania ferma al 12,9%. Sia ben chiaro, la competizione non è ancora finita e non siamo i campioni di questa speciale graduatoria, ci sopravanzano la
Svezia con il 56%, la
Lettonia con il 36%, la Finlandia con il 34,9% e l’Austria con il 34,5%, siamo inoltre al di sotto della media europea, sotto anche alla Spagna, ma nell'elenco siamo sopra a Francia, Olanda e
Gran Bretagna, quest’ultima in fondo alla classifica con solo il 5%.
In termini di costi, il risultato raggiunto dall'Italia corrisponde al risparmio di
17,2 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, un risultato in assoluto secondo solo alla Germania che ne ha risparmiati
26,7 milioni di tonnellate, mentre l'Europa ha fatto a meno di 161 milioni di tonnellate di greggio. Per avere un'idea tangibile di cosa si sta affrontando occorre considerare che l’Italia, nel solo 2013, ha consumato l'equivalente di 63 milioni di tonnellate di petrolio, il
risparmio ottenuto è, quindi, un risultato importante. Da un altro punto di vista meramente economico, speculare all’
obbiettivo ecologico, è che a questa voce si deve aggiungere sulla nostra bilancia commerciale la
volontà governativa di raddoppiare le estrazioni di idrocarburi nazionali passando 7% al 14% sgravando ancor di più la bolletta petrolifera italiana.
Il dato di fatto più importante è che inizia a sembrare
plausibile l’obiettivo, più o meno formalmente assunto dalla comunità internazionale, di ridurre entro il 2050 dell’80% le emissioni di
anidrite carbonica, ma per far questo sarà necessario che la quota di energia da fonti rinnovabili sia compresa tra il 50% ed il 75% del
consumo energetico finale dell’Unione Europea.