(Teleborsa) - Cambia l'articolo 18, mantenendo il reintegro solo in caso di licenziamenti disciplinari. E' quanto stabilito da un emendamento al
Job Act concordato nel corso della direzione del Pd, ma ora condiviso anche da Ncd, che si era opposto in prima battuta ad una decisione unilaterale del Pd.
Il nuovo articolo 18 e la riforma del mercato del lavoro nel suo complesso hanno messo d'accordo tutti, o quasi, ma sono stati salutati con soddisfazione soprattutto dal Premier Matteo Renzi, il quale ha rimarcato che la riforma "non toglie diritti, ma toglie solo alibi, ai sindacati, alle imprese, ai politici".
Cosa è previsto ora in caso di licenziamento? La riforma stabilisce, oltre al
reintegro in caso di licenziamento disciplinare e discriminatorio, le cui fattispecie saranno determinate nei decreti attuativi, un
semplice indennizzo in tutti gli altri casi, ad esempio quanto la motivazione ha a che fare con valutazioni di tipo economico. Tale indennizzo, inoltre, dovrà essere certo e proporzionato all'anzianità di servizio.
L'emendamento presentato dal Governo, dunque, è stato approvato ieri dalla maggioranza in Commissione Lavoro, presieduta dal Presidente Cesare Damiano, ma ha provocato proteste fra le opposizioni (M5S, Sel, Forza Italia, Lega e FdI), che hanno votato contro e subito dopo sono usciti dall'aula in segno di protesta.
"Sono molto soddisfatto della riformulazione del testo dell'articolo 18" ha affermato il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano del Pd, che ricorda come la stesura finale confermi i contenuti dell'accordo sottoscritto con il governo e ricalchi il testo approvato dalla Direzione del Pd.