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Legge di Stabilità, si teme per un altolà di Bruxelles. Intanto il testo latita

Economia
Legge di Stabilità, si teme per un altolà di Bruxelles. Intanto il testo latita
(Teleborsa) - Per ora non esiste un testo definitivo, ma solo slide. Tantomeno il disegno di legge è stato passato al vaglio del Presidente della Repubblica, come si vociferava domenica.

Eppure la Legge di Stabilità 2015 varata mercoledì dal Consiglio dei Ministri continua a far parlare di sé.

Innanzitutto le Regioni, infuriate per i tagli a loro carico ma anche per i mancati incassi causati dal taglio dell'Irap, continuano a rimanere sul piede di guerra.

A loro si sono aggiunti anche i Comuni, preoccupati dalla sostenibilità di questa Finanziaria. "Lo sforzo che ci viene chiesto dalla legge di stabilità 2015 è notevole. Andremo dal Presidente del Consiglio per rappresentare la nostra preoccupazione e, al contempo, portare proposte su come rendere compatibile e accettabile il nostro contributo", ha affermato il Presidente dell' Associazione Nazionale dei Comuni Italiani(Anci) e sindaco di Torino, Piero Fassino.

"Dal momento che si vara una manovra così ampia, bisogna capire come fare per renderla sostenibile e dove intervenire per non costringere gli enti locali a ridurre i servizi o a ricorrere a prelievi fiscali". Per questo "i nostri tecnici e quelli di Regioni e Province stanno lavorando alla proposta che porteremo all'attenzione del governo", ha concluso.

E che dire del bonus alle neomamme annunciato domenica sera da Renzi? Secondo i più scettici, CGIL in testa, con le risorse impiegate in tre anni si potrebbero aprire 1000 asili nido, creando al contempo nuova occupazione. Dunque, si tratta solo di una mossa di marketing, sostengono i detrattori.

A quanto pare, comunque, la principale minaccia alla Legge di Stabilità giunge da Bruxelles. Sembra infatti che il Presidente uscente della Commissione Europea, Jose Manuel Barroso, voglia imporre una correzione del deficit strutturale dello 0,5% a fronte dello 0,1% previsto dall'Esecutivo.

Questo significa che Roma dovrà trovare altri 8 miliardi di euro per ridurre il disavanzo pubblico. Molti di più dei 3,4 miliardi messi da parte dal Governo (il cosiddetto "cuscinetto") per far fronte ad eventuali altolà della Commissione UE. Se così sarà, si dovrà procedere con una manovra aggiuntiva.
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