(Teleborsa) - Parziale marcia indietro del Governo sull'autoriciclaggio, la cui portata è stata notevolmente ristretta, nonostante le rassicurazioni arrivate dal Guardasigilli Andrea Orlando, che aveva assicurato una linea decisa contro gli illeciti.
Il reato di autoriciclaggio, che si inserisce nell'ambito della più ampia riforma della Giustizia, colpisce con la reclusione da uno ad otto anni e la multa da 5 a 25 mila euro, chi prende i proventi di un reato e li reinveste nel circuito economico. La pena, però, non si applica a tutti i reati, ma solo a quelli che abbiano comportato una pena alla reclusione di almeno cinque anni.
La scelta del governo ha alimentato una certa agitazione, soprattutto nell'ambito delle procure, perché sono in molti ad affermare che la condizione dei 5 anni svuota la norma di parte del suo fondamento, che è quello del contrasto all'illecito ed alla mafia.
Infatti, qualcuno ha sottolineato che resterebbero fuori i reati tipici dei riciclatori (truffa, appropriazione indebita, infedele od omessa dichiarazione dei redditi), che vengono solitamente puniti con una pena di massimi 3 anni. Inoltre, la pena prevista per una bancarotta fraudolenta, che va da 1 a 5 anni di reclusione, porrebbe l'autore al riparo dalla pena accessoria di autoriciclaggio in caso di non applicazione della pena massima.