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L'economia italiana viaggia sul filo del rasoio. Si temono tensioni sociali

Economia
L'economia italiana viaggia sul filo del rasoio. Si temono tensioni sociali
(Teleborsa) - L'Italia sta camminando sul filo del rasoio: il Paese ha subìto un grave arretramento diventando più fragile anche sul fronte sociale.

Secondo la fotografia scattata dal Centro studi di Confindustria nello scenario economico "la profonda recessione dell'economia italiana, la seconda in sei anni, è finita", ma "i suoi effetti no". "Camminiamo sul filo di un rasoio e molti sono i tasselli che devono andare a posto per comporre il mosaico".

Il pericolo più grande per gli economisti di viale dell'Astronomia è al momento il "cedimento della tenuta sociale, con il montare della protesta che si incanali verso rappresentanze che predicano la violazione delle regole e la sovversione delle istituzioni".
"Basta poco perché gli eventi prendano una piega infelice", spiega la Confederazione, viste le ristrettezze a cui sono costrette ormai molte famiglie. Basti sapere che dal 2007 ad oggi gli italiani hanno tagliato sette settimane di consumi, ossia 5.037 euro in media all'anno, e che le persone a cui manca lavoro, totalmente o parzialmente, sono 7,3 milioni, due volte la cifra di sei anni fa.

Le stime di crescita dell'economia per l'anno in corso sono state tagliate dall'Associazione degli industriali italiani, che indicano ora un PIL in calo dell'1,8% dal -1,6% stimato nello scenario economico di settembre. Invariate le stime per l'anno prossimo al +0,7% e per il 2015 al +1,2%.

Ma le cose potrebbero anche andare diversamente: nel 2014 il PIL potrebbe attestarsi al -0,3% e nel 2015 al -1,2%, con una crescita nulla nel 2015. Per la prima volta, infatti, il Centro studi di Confindustria ha simulato un doppio scenario, con uno "più sfavorevole".
Questo scenario è basato su quattro fattori: il credit crunch prosegue nel 2015; la dinamica del commercio mondiale resta frenata; è necessaria una manovra restrittiva di finanza pubblica di almeno 1 punto di PIL per rispettare gli impegni europei e in presenza di una dinamica dell'economia inferiore a quella posta a base degli obiettivi di Governo; lo spread non si riduce, restando intorno ai 235 punti".
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