(Teleborsa) - Non si placa il clamore scoppiato dalla vicenda "Datagate", lo scandalo che ha messo fortemente in imbarazzo gli Stati Uniti con i servizi segreti statunitensi che rimangono nell'occhio del ciclone. La miccia che ha fatto scoppiare lo scandalo è stata accesa da Edward Snowden, l'ex analista della CIA che ha messo nudo le pratiche fortemente scorrette, sotto il profilo della privacy, condotte dall'intelligence americana. La soffiata data a The Guardian, che per primo ha fatto lo scoop, ha suscitato un polverone.
Dopo il clamore suscitato dalla vicenda il 29enne Snowden ha lasciato gli States rifugiandosi ad Hong Kong, lasciando, la famiglia, la fidanzata e gli amici. Ed è proprio da Hong Kong che Snowden, attraverso le pagine del quotidiano cinese South China Morning Post, continua a lanciare accuse gravissime affermando che gli Stati Uniti, attraverso la National Security Agency (NSA) fin dal 2009 hanno compiuto azioni di hackeraggio nei confronti dei computer della Cina e di Hong Kong. Pronta la risposta del direttore della NSA, Keith Alexander, che nel corso di un'audizione al Congresso, ha spiegato: "grazie alla nostra sorveglianza abbiamo fermato decine di potenziali attentati terroristici".
Intanto, continua il braccio di ferro tra Stati Uniti che vorrebbero l'estradizione di Snowden e la "talpa", come è stato ribattezzato l'ex analista della CIA le pressioni degli Stati Uniti sul Paese asiatico.
Molti i sostenitori di Snowden che domenica scorsa hanno protestato davanti al Consolato degli Stati Uniti a Hong Kong per opporsi alla sua estradizione.