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Debito pubblico, 40 anni di inutile agonia

Dal 1992, regole europee incompatibili con la situazione dell'Italia


Mentre si spetta la definizione del nuovo quadro europeo di disciplina dei bilanci pubblici, sostituendo quello definito dal Fiscal Compact nel 2012, occorre fare una riflessione più ampia sul sistema di finanziamento del debito pubblico.

In pratica, bisogna riflettere sui due fondamentali vincoli europei che risalgono al Trattato di Maastricht: divieto di ogni tipo di finanziamento degli Stati da parte della Bce; tetti al deficit ed al debito pubblico, rispettivamente al 3% ed al 60% del Pil.

La combinazione di questi due vincoli si è dimostrata catastrofica per l'Italia, che già nel 1992 si trovava con un altissimo rapporto debito/Pil, pari al 110%, salito ancora fino al 1994 quando arrivò al 127%, una vetta che allora sembrava insostenibile ma che oggi appare un miraggio irraggiungibile visto che quest'anno sarà del 140%. Certo, è in forte riduzione rispetto al 2022 quando fu del 147%, ma solo perché in questi ultimi anni l'inflazione ha gonfiato il Pil nominale, che è cresciuto del 6,8% nel 2022 e del 5,3% nel 2023, mentre la crescita reale è stata del 3,7% nel 2022 mentre dovrebbe essere intorno allo 0,8% nell'anno in corso.

Con questi vincoli, l'Italia è destinata a continuare ad essere sempre più povera: se fa più deficit, viene mazzolata dalle Agenzie di rating e paga tassi di interesse sempre più elevati; se invece taglia le spese o aumenta le entrate per ridurre il deficit, finanziando l'onere degli interessi con l'avanzo primario, abbatte la crescita.

Ma è dal 1980, dal "divorzio" tra Banca d'Italia e Tesoro, che il debito pubblico è esploso a causa di un onere per interessi sempre più alto: da allora non si è fatto altro che foraggiare la rendita finanziaria, un errore irreparabile.

Debito pubblico, 40 anni di inutile agonia

Dal 1992, regole europee incompatibili con la situazione dell'Italia

(Foto: © kenishirotie / 123RF)
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