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Italia, tutto fa debito

Otto anni di austerità, due di pandemia, poi il PNRR, ora tanta inflazione e poco gas

Quando torneranno i tempi normali?

Tutto è cominciato con la Grande crisi finanziaria americana del 2008: da allora, il mondo è stato sconvolto sia dal punto di vista delle politiche monetarie accomodanti, che poi sono diventate la regola.

In Italia, gongolavamo perché le nostre banche non si erano ingozzate di titoli americani, prima illiquidi e poi tossici perché senza sottostanti affidabili.

Fu l'inizio di un calvario, perché l'Irlanda dichiaro subito dopo il default sistemico bancario e nel 2010 fu la volta della Grecia ad ammettere di aver truccato i dati del debito pubblico. Intanto, le banche tedesche e francesi ritiravano i crediti concessi alle banche italiane per coprire le perdite che avevano subito con gli investimenti andati a male sia in Grecia che in Spagna. Già, perché anche le banche spagnole non erano in grado di restituire le somme che erano state prestate loro, e che erano state utilizzate per gonfiare una bolla immobiliare incredibile.

L'Italia non aveva nessuna colpa di queste situazioni di crisi, ma ne subì il contraccolpo: i mercati finanziari non si fidavano più di nessuno. E poi, le nostre banche, tutte orgogliose per il credito erogato ai privati: la crisi ha fatto saltare in aria imprese e famiglie, facendo lievitare gli incagli e le perdite.

I debiti pubblici degli altri Paesi europei, nel frattempo, erano stati gonfiati dai salvataggi delle banche, sulla base della regola del bail-out che poi è stata superata in Europa solo nel 2013 dall'obbligo di contribuzione per azionisti, obbligazionisti e depositanti oltre i centomila euro. In Italia, invece, le banche sono state massacrate poi, dalla crisi economica sopraggiunta e dagli obblighi di ricapitalizzazione precauzionale, imposti dalla BCE.

Dopo anni di tagli alle spese e di aumenti di entrate, come l'IMU sulla prime casa che è stata poi eliminata, nel 2019 l'Italia era giunta quasi al pareggio strutturale del bilancio pubblico, ma con un rapporto debito/PIL che era cresciuto fino al 140%, sia per via dell'aumento dello stock di debito che per il duplice calo del PIL, quello del 2009-2010 provocato dalla crisi internazionale e poi quello pesantissimo del 2012-2013 per via degli effetti recessivi delle manovre economiche del governo Monti.
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